È uscito a inizio dicembre 2018 ed è purtroppo passato quasi del tutto inosservato questo “Mojej Bolesnej Śnię Dobra Śmierć” (che dovrebbe significare qualcosa del tipo “il mio sogno più doloroso è una buona morte”), debutto sulla lunga distanza dei polacchi Narrenwind, duo di recente formazione ma composto da musicisti già da tempo militanti nella scena underground del loro paese, ovvero Ævil, a tutti gli strumenti, e Klimørh, alla voce, provenienti rispettivamente da Sauron e Non Opus Dei. I Narrenwind hanno quindi tutta l’aria di essere un side project nel quale i nostri possono liberamente sfogare influenze ed ispirazioni che non trovano spazio nei loro gruppi principali. Il risultato finale, pur non facendo certamente gridare al miracolo, è comunque godibile e farà la gioia di tutti gli accesi sostenitori di dischi come “Blood Fire Death” e “Twilight Of The Gods” dei mai troppo compianti Bathory. Ma non sono soltanto questi due capolavori della creatura di Quorthon a rappresentare degli indiscutibili modelli per i Narrenwind, in quanto nella loro musica vi sono chiare e ben percepibili influenze provenienti dagli ultimi lavori di Burzum, così come dai Falkenbach o ancora dai Graveland o dai Nokturnal Mortum più epici. E da questi brevi cenni dovrebbe risultare già evidente come suona questo “Mojej Bolesnej Śnię Dobra Śmierć”: lento, freddo, marziale, maestoso, epico e grezzo nello stesso tempo. Detto in questi termini, l’opera potrebbe addirittura essere scambiata per un piccolo capolavoro, se non fosse che purtroppo l’ispirazione non si mantiene sempre fresca ed il riffing non è sempre all’altezza, così che il livello qualitativo complessivo risulta un po’ altalenante: in alcune occasioni infatti il gruppo si perde in divagazioni prolisse ed inutilmente ripetitive, che fanno scemare la tensione ed inevitabilmente calare anche l’attenzione dell’ascoltatore nell’eccessiva ridondanza.
Si tratta però, per fortuna, di episodi isolati, perchè invece per la maggior parte della sua durata il disco riesce a mantenersi vitale e mediamente coinvolgente, pur concentrandosi quasi esclusivamente su soluzioni cadenzate e granitiche e lasciandosi andare solo in un pezzo (la feroce “Wiatr Głupców”) a ritmi più sostenuti e ad un selvaggio blast beat, peraltro ben sottolineato anche da un vago tappeto di tastiere. Per il resto invece “Mojej Bolesnej Śnię Dobra Śmierć” viaggia su tempi medi, da marcia militaresca, trasportandoci in un mondo di guerrieri ed antiche leggende pagane, attraverso semplici intrecci di chitarra, secchi e crepitanti, ed una sezione ritmica robusta e perentoria, che segna con i suoi battiti l’inesorabile avanzata dell’esercito sul campo di battaglia. Su queste trame, elementari ma piuttosto efficaci, si innesta il cantato, che assume la forma di urla sporche e tiranniche o di stentoree declamazioni imperative, piuttosto che quella del più classico screaming, e a mio avviso rappresenta un importante elemento aggiunto per la riuscita complessiva della release: ascoltare per credere l’ottima opener “Wydłużam Cień Boga Ciemności”, drammatico e magniloquente manifesto, rappresentativo dell’intero disco. A conti fatti “Mojej Bolesnej Śnię Dobra Śmierć” è un buon album di black metal dalle sfumature epiche e pagan, che, senza strafare e senza mai premere troppo sull’acceleratore, raggiunge in sostanza il proprio obiettivo, restituendoci temi ed atmosfere per molti versi comuni a larga parte della scena estrema dell’Est Europa.