I Siculicidum arrivano direttamente dalle più oscure ed impenetrabili foreste della Transilvania, sono attivi dal 2003 ed hanno alle spalle due albums ed una manciata di ep e split. I nostri hanno preso il loro nome da un triste episodio storico, ancora oggi oggetto di celebrazioni locali: il siculicidium fu il massacro dei Székelys (sottogruppo etnico ungherese), commesso nella regione della Csík-Madéfalva (l’attuale Siculeni) dall’esercito asburgico nella notte del 7 gennaio 1764, sotto Maria Teresa; nei villaggi furono uccise circa quattrocento persone ignare, tra cui donne e bambini. Facile dunque immaginare come la band, da sempre un duo (con la sporadica aggiunta di qualche session nel corso degli anni), composto da Pestifer e Béla Lugosi (ovviamente lo pseudonimo riprende il nome del famoso attore ungherese, noto soprattutto per la sua classica interpretazione del Conte Dracula, al quale i Bauhaus dedicarono una celebre canzone), entrambi anche nei Wolfsgrey, sia particolarmente legata alla storia, alle tradizioni e al folclore della propria terra, che hanno tentato e tentano di rendere vivi nella propria musica, un black metal con reminiscenze antiche e dal sapore popolare, legato alla vecchia scuola e da sempre orgogliosamente lontano dai riflettori e da qualsiasi tentazione mainstream (basti pensare che nei primi tredici anni di attività i nostri non hanno mai rilasciato interviste, aumentando così l’alone di mistero e di culto intorno al loro progetto).
Questa nuova fatica (“A Halál És Az Iránytű” significa qualcosa come “la morte e la bussola”) esce in formato 7” per la rumena Sun & Moon Records, a tre anni di distanza dal precedente ep “Land Beyond The Forest”, e riprende le coordinate stilistiche dei loro vecchi lavori, con una produzione migliore rispetto al passato, che riesce a mettere in evidenza in maniera più accessibile le molte sfumature del loro sound, che può sembrare (ed è fondamentalmente) semplice e diretto ma nasconde in realtà svariate ed anche sorprendenti influenze, che si svelano, ascolto dopo ascolto, all’orecchio più attento.
I Siculicidium, pur legati nel corso degli anni a doppio filo ad un trademark piuttosto tradizionale, a cavallo tra la prima e la seconda ondata black metal, hanno saputo mantenere intatto il loro approccio personale e non si sono fatti problemi a sconfinare anche in territori abbastanza distanti da quelli più noti e consueti, spaziando tra thrash, doom, punk e perfino post-punk, andando ad esempio a coverizzare, nel loro citato precedente ep, “New Mind” dei newyorkesi Swans. I due brani presenti in questa release rivelano un’impostazione bathoryana di fondo, con più di un richiamo ai cechi Master’s Hammer e a certe cose degli ungheresi Tormentor ma, al di là delle influenze comunque percepibili nel loro sound, i Siculicidium sanno esprimersi liberamente e riescono ad imprimere il loro marchio di fabbrica alle composizioni, mescolando un certo piglio folk ad un’inquietante e serpeggiante tristezza così tipicamente esteuropea.
Ed allora abbiamo evocativi stacchi di chitarra acustica, riff serrati e gelidissimi, rallentamenti ai limiti del doom, passaggi arrembanti e cadenzati e perfino intrusioni, davvero pregevoli, di strumenti inusuali, come la tromba, o popolari, come lo scacciapensieri: il tutto scorre fluido, naturale e senza soluzione di continuità, egregiamente tenuto insieme anche dal cantato rugoso e stentoreo di Lugosi, a metà strada tra screaming e growling. Impreziosito dal come sempre ottimo artwork di Juha Vuorma (già all’opera, tra gli altri, con Autopsy, Kalmah, Usurper e Denial Of God), “A Halál És Az Iránytű” è un dischetto trasversale, che potrà piacere tanto ai die hard fans delle sonorità più tradizionali quanto a coloro che non disdegnano tratti in senso lato sperimentali. Il che francamente, in un panorama underground spesso stantio ed affollato da gruppi clone, non è certamente cosa da poco.