L’orda satanica delle Filippine è tornata in maniera più brutale e devastante che mai con questo massiccio “I, the Devil”, quinto full lenght del combo sotto il moniker Deiphago. Sì, perché se la band semina il terrore dal 2004 sotto questo nome, era in realtà già attiva da fine anni ottanta come Satanas, per poi cambiare svariati nomi sino ad assumere quello attuale. Questi tre brutti ceffi sono esperti di spazzatura underground e con questo disco ribadiscono che non hanno alcuna intenzione di cambiare marcia o direzione, anzi, premono ulteriormente il piede sull’acceleratore, tirando fuori quaranta minuti di massacro anacronistico, senza un minimo calo di tensione e senza accennare la neppur minima linea melodica. La dissonanza nelle otto tracce contenute in questo lavoro è davvero bestiale: sembra di fare ritorno alla metà degli anni novanta tanto è il pandemonio prodotto da questi musicisti killer, che riescono nella difficile impresa di dare alle stampe uno dei dischi più caotici di questa prima parte del 2019. I suoni sono ovattati, distorti, brutali e satanici. Il basso pulsa come un motopicco incastrandosi e aggrovigliandosi in perfetta simbiosi nichilistica con le chitarre e la batteria, che picchia come un trattore tirato a 200 kmh su una strada sterrata distruggendo tutto ciò che trova sul suo cammino. L’eco della brutale scena underground australiana di vent’anni fa si fa sentire e ci ricorda addirittura i Bestial Warlust, come attitudine alla guerra e al massacro fine a sé stesso.
Quella dei Deiphago è una crociata di morte e sangue che non consente attimi di pausa; il metronomo è costantemente sollecitato da velocità bestiali, che rendono un tutt’uno le otto tracce che compongono il disco, senza alcuna pausa o riflessione. Difficile distinguere in questo caso il confine tra black, death o addirittura grind, perché c’è un pò di tutto questo, suonato con una sfacciataggine degna delle band hardcore più becere sul pianeta, anche se, al netto di definizioni o inquadramenti, potremmo affermare semplicemente che i Deiphago sono distruzione rumorosa che sfocia in feticismo.
C’è da dire che, rispetto alle uscite precedenti, pur rimanendo pienamente in linea con il casino cosmico messo in musica da questo power trio, questo disco risulta essere leggermente più ragionato, facendoci scorgere come dei lampi di luce in una notte fonda, qualche spiraglio di groove, come in “Chaos Protocol”, dove si intravede, grazie al riff centrale più cadenzato, quello spirito motörheadiano che possiede pressochè ogni metallaro. La produzione caotica e i suoni ultradistorti e compressi creano difficoltà a distinguere un riff dall’altro, penalizzando non poco le sfumature che comunque sono presenti all’interno del disco e rendendo la fruizione del platter ostica anche per gli amanti delle sonorità più violente. Le chitarre acide sono sommerse dal suono della batteria, simile a quello di una bomba atomica, e le urla disumane di Voltaire 666 creano un impasto sonoro di sangue e odio di difficile comprensione: se poi aggiungiamo la velocità di un razzo spaziale in ogni singolo pezzo, la carneficina è servita. Come facilmente intuibile, in questo lavoro la parola sperimentazione non è contemplata ma non è ciò che importa ai fans della band, che sanno benissimo cosa trovare in un disco dei Deiphago: bestialità, blasfemia e violenza sono il minimo comune denominatore e il tratto d’unione tra un brano e l’altro.
È vero che le canzoni finiscono per l’assomigliarsi molto ma è corretto menzionare la title track, forse l’opera più ambiziosa della band sia per la lunghezza che per la varietà dei cambi di tempo contenuti in essa (nonostante sempre di massacro sonoro si tratti), così come “Neuro-Satanic Circuit”, dove rallentamenti si alternano a sfuriate di rabbia disumana, come se una bestia si svegliasse affamata dopo anni di sonno e digiuno. “I, the Devil” riesce comunque nel suo intento, ossia quello di aspirare ad essere il disco più estremo del cosmo: la band suona bene e ci sa fare, senza lasciarsi impietosire da alcuna moda e sprigionando rabbia, odio e miseria in ogni singola nota. Di sicuro è meglio che bigotti e deboli di cuore stiano lontani da questa pietra nera mentre per tutti gli amanti del grezzume estremo un ascolto è d’obbligo. I Deiphago non sono per tutti ma sarebbe da pazzi non accreditare a questo disco la capacità di esprimere un fascino particolare, tutto suo.