Tutti abbiamo bisogno di eroi. Affrontare la vita senza esempi, senza figure di riferimento, è sempre difficile e lo è ancor di più se decidi di cimentarti nel comporre canzoni di un genere tutto sudore e sangue come il black metal o meglio il metal in generale. Immagino che quando quattro ragazzi si mettono in testa di fondare un gruppo incomincino a scambiarsi nomi e dischi (al tempo mio cassette registrate in modo terribile) di gruppi più o meno famosi che continuano a pestare nello stereo per anni: “Ma hai ascoltato questi?”, “No dai, fanno cagare, meglio quest’altri” e così, forse, nasce quel fluido che poi porta ad intraprendere un’avventura che il più delle volte finisce com’è nata ma, chi lo può dire, altre volte può avere dei risvolti inaspettati. È il caso dei Nuclear Revenge, una piccola realtà spagnola, di Vitoria-Gasteiz nello specifico, che di musica devono averne macinata nelle orecchie davvero tanta e che continuano a farlo perché, ascoltando il loro primo lp “Let The Tyrants Rise”, che vede la luce dopo ben due demos, “A Gate To Madness” del 2013 e “Mayhemic Blitzkrieg” del 2015 ed uno split con gli Hated del 2016, di influenze ne vengono fuori parecchie.
Innanzitutto parliamo di una thrash metal band old school, alla Slayer/Sepultura dei primi album, sempre a mille e affilati come una lama, che ha come principale pregio quello di credere nelle proprie potenzialità ed è altresì consapevole dei propri limiti, il che non è poco: ascolto una marea di gruppi che, imbracciati gli strumenti, si cimentano in minestroni indigeribili ed inadeguati al grado di esperienza del gruppo stesso. I Nuclear Revenge non vi stupiranno con passaggi sopraffini o testi particolarmente ricercati ma sarà proprio la loro spontaneità e la loro, passatemi il termine, ingenuità a conquistarvi e lo si capisce proprio osservando la copertina dell’lp che è sì orrenda, a livello dell’ultimo dei Flotsam And Jetsam, ma che in questo caso non stona con il resto di un album talmente acerbo da rievocare nella mente dell’ascoltatore i dischi di cui si nutriva anni addietro e nel mio caso parliamo di “Garage Days”, “Bonded By Blood”, “Schizophrenia” e “Persistence Of Time”. Tutti album con copertine di merda, appunto.
Il lavoro è composto da undici tracce, tra le quali non ne spicca una in particolare ma che nell’insieme scorrono piacevolmente (sempre considerando i pregi/limiti di cui parlavo prima), alternando fraseggi thrash a passaggi heavy dal sapore vintage, il tutto farcito da una produzione nettamente sopra la media, che permette agli strumenti di non soffocarsi a vicenda ma di valorizzarsi gli uni con gli altri. Dal punto di vista della dimensione live i Nuclear Revenge sono molto attivi, com’è giusto che sia: hanno appena concluso un tour con i Destroyer 666, ad agosto parteciperanno al XVIII Skulls Of Metal ed in autunno compariranno nella line-up dell’Old Grave Fest a Bucarest, in Romania. Che dire ancora? Io vi suggerisco di ascoltarli, apprezzarli e riflettere su quanto sia difficile per una piccola band emergere dalle fiamme dell’inferno sulla terra dell’underground black/death metal… Ci riusciranno? Ai posteri l’ardua sentenza!