Arriva per i Malum il momento di timbrare il cartellino, in questo 2019 tutt’altro che avaro di uscite discografiche di alto livello. Le bestie di Turku, al loro terzo lavoro sul lungo periodo, proseguono la loro personale battaglia anticristiana passo dopo passo, senza cedere di un millimetro ad orpelli e fronzoli, grazie alla brutale ferocia espressa in sette tracce nuove di zecca, per un totale di circa quaranta minuti di black metal ortodosso, oltranzista e satanico, di pura matrice finlandese, che trasuda odio e rabbia da ogni nota. Già con le precedenti uscite si era capito quali fossero le qualità del combo finnico, soprattutto in “Night Of The Luciferian Ligth”, dove si metteva in evidenza una cattiveria inaudita da parte di una band instancabile che fa della velocità il suo punto di forza. È quasi scontato che “Legion” basi le sue fondamenta sulle caratteristiche già messe in mostra nei precedenti platter, anche se dobbiamo ammettere che vi è qualche piccola novità, che non stravolge il sound della band ma piuttosto ne esalta la maturazione. “Legion”, come da protocollo, è la fiera della bestialità in musica, con il metronomo che brucia tra le fiamme delle velocità pazzesche toccate lungo tutta la durata del disco.
I Malum sono black metal autentico, piaccia o non piaccia: non c’è tempo per le sperimentazioni, tutto si basa su blast beat pazzeschi, tremolo picking alla vecchia maniera e le urla lancinanti di Tyrant, che ben si sposano con il suono malato e nero creato dal combo. Come da manuale, il disco parte come un caterpiller con un blast ferocissimo. Nessuna intro che dia la possibilità di prepararsi all’assalto, si attacca subito col piatto forte della band, una bordata sonora condita da chitarre che incrociano fuoco e fiamme in maniera epica e orgogliosa, senza conoscere un attimo di fiacca: “The Sun Devouring Dragon” è un inno al diavolo e rappresenta al meglio i Malum nel 2019, una band capace di rompere il culo a molti illustri colleghi.
Nel continuo alternare velocità forsennate a rallentamenti più ragionati emerge anche una certa maestria compositiva, con rimandi sporadici alla scena svedese e in particolare ai Marduk (soprattutto “Blessed By The Devil’s Blood”, grazie al suo riffing vagamente thrashy ma pur sempre carico di quel retrogusto melodico tipicamente finlandese). I Malum puntano, oltre che sull’impatto e l’immediatezza, anche sulla complessità dei pezzi: di sicuro non stiamo parlando di Petrucci e co. ma i nostri non fanno mai mancare svariati cambi di tempo all’interno di ogni song, con accellerazioni fenomenali, da far invidia a molti veterani della scena. Nella tracklist troviamo pure dei veri colpi di genio, come “Days Of Slaughter And Destruction”, autentico capolavoro dell’album che, guarda caso, è pure il pezzo più lento: non una ballata ovviamente ma una epic metal song che, grazie al suo incedere marziale e cadenzato e complice una relazione proibita tra chitarre e tastiere, non solo riesce a essere trascinante ma è capace di evocare scosse emotive ancora più forti rispetto all’altra punta di diamante dell’album, ovvero “Luciferian Legion”, canzone black d’atmosfera che nella seconda parte cede il passo alla pura cattiveria e alla velocità inaudita. La parola Lucifero è una costante ed esalta la natura della band: un’orda anticristiana che spazza via tutto ciò che incontra sulla propria strada, come un Attila con le corna e la coda appuntita. È davvero incredibile come il black metal negli ultimi anni stia facendo emergere gruppi dallo spiccato carattere underground, che molto spesso hanno un valore decisamente superiore a band sotto contratto con major o da tour infiniti in giro per il mondo: i Malum rientrano perfettamente nell’esempio, mostrando dedizione assoluta al genere nella sua declinazione più infernale. Infatti “Legion” ci fa piombare a capofitto nel settimo girone dell’inferno tra bestie urlanti, peccatori e una gran quantità di eretici ed anime perdute. Un black metal di ottima fattura e un disco caratterizzato da ritmiche glaciali e sensazioni apocalittiche, che inserisce di diritto i Malum tra le migliori uscite in questa prima metà del 2019.
Un gran lavoro è stato svolto nella ricerca della melodia e nella costruzione di un’atmosfera sinistra, che costantemente regna nel platter, grazie agli inserti di tastiere e synth e a brevi ma fondamentali frangenti acustici, che donano quel fascino esoterico degno dei capolavori del genere: per la serie “se fosse uscito vent’anni fa adesso lo definiremmo di sicuro un classico della scuola finlandese”. Non è così ma a noi poco importa e ci assaporiamo ugualmente questo bagno di sangue, minuto dopo minuto, senza mai averne abbastanza. Una menzione finale va ai ricercatori di metallo nero della Purity Through Fire, che mettono a segno un altro bel colpo con questo disco, che dispone anche di una produzione e di un mastering davvero ben riusciti: suoni non pompati né modernisti ma ossuti e feroci, che valorizzano la vena glaciale della band e i loro intenti mortiferi. Oltre ad un packaging oscuro e affascinante ad opera di Roni Arling, che sarà la delizia dei più incalliti collezionisti.