Una macchia nera nel buio. Non esiste definizione migliore per descrivere questo album, l’undicesimo della carriera, ormai ultraventicinquennale, dei belgi. Un album torvo, sabbatico e venato di un tribalismo black difficilmente concepibile se il nome sulla copertina non fosse appunto quello degli Enthroned. La storia del gruppo la conoscete tutti e sapete che non parte sotto i migliori auspici: la band viene fondata nel 1993 dal batterista Cernunnos che nel 1997, dopo che i nostri hanno dato alla luce due album, si suicida. Nel 2006 il cantante/bassista Sabathan, considerato la “mente” del gruppo, si tira indietro ed al suo posto, da allora, il chitarrista Nornagest ricopre anche il ruolo di cantante. Parlando invece del periodo attuale, i nostri vengono da un precedente lavoro, “Sovereigns” del 2014, che da molti è considerato la miglior relase della loro carriera. Sembrava quindi difficile fare di meglio… ci sono riusciti gli Enthroned?
Francamente non è semplice dirlo ma sicuramente con “Cold Black Suns” ci troviamo ancora una volta tra le mani un’opera di altissima qualità e dalla produzione superlativa. Se “Sovereigns” rappresentava il manifesto della cattiveria dei belgi, “Cold Black Suns” si delinea come un punto di svolta nella loro carriera, rimarcando l’esplicita volontà del combo di proseguire sulla strada del brutal black più oltranzista, arricchendolo di passaggi tecnicamente sofisticati, contaminati da partiture intimistiche e concettualmente raffinate: non aspettatevi quindi un album “classico”. Il rituale si apre con “Ophiusa”, una cadenzata processione funerea scandita in modo marziale dalla sezione ritmica che vi condurrà, come nei peggiori incubi, verso il nero cuore del lavoro, davvero ben concepito, frastagliato di continui cambi di prospettive e ritmi.
Si passa dal feroce black metal di “Hosanna Satana” alla solenne e mistica “Son Of Man”, passando per “Vapula Omega”, che è la traccia che forse meglio descrive l’arte compositiva dei nostri: inclini ad una smodata aggressività sia nei testi che nelle sonorità, sono capaci di intensi momenti onirici che beffano l’incauto ascoltatore oramai convinto di aver trovato una strada, una luce nel buio. “Cold Black Suns” è un album che richiede più di un ascolto per fare breccia nei vostri cuori ed anche in quelli più avvezzi e affini a certe sonorità estreme ,ma questo è sicuramente un punto a favore: una volta assorbito il colpo (si tratta comunque di un album pesante), non resta che rimanere affascinati e prigionieri di un sabba, di un’evocazione demoniaca che difficilmente smetterà di perseguitarvi.
Consiglio vivamente l’ascolto e l’acquisto di questo album, unitamente al nuovo dei Deathspell Omega (l’ottimo “The Furnaces Of Palingenesia“), a chiunque ascolti black metal in modalità “evoluta” e cioè in modo aperto alle novità ed alla ricercatezza compositiva, conditio sine qua non per la crescita ed il miglioramento di ogni band nel tempo.