I Grabunhold, o spettri dei Tumuli o anche spiriti maligni delle alture, sono simpatici e poco accoglienti mostriciattoli di Arda, l’universo immaginario fantasy ideato dallo scrittore inglese John Ronald Reuel Tolkien. I Grabunhold sono anche una nuovissima black metal band, che esordisce ufficialmente con questo ep. Direttamente da Dortmund, i ragazzi in questione già si misero in mostra due anni fa con una buona demo (“Auf Den Hügelgräberhöhen”) catturando l’attenzione della sempre attiva Iron Bonhead Productions, che decide di assoldarli senza esitazioni. Il genere proposto da questi quattro ragazzi è puro black metal di matrice tedesca, violento ma con un occhio sempre rivolto alla melodia. Già dal moniker è intuibile che le liriche si basino sui racconti del maestro Tolkien, narrando magia, mistero e malinconia con una buona dose di atmosfera, che crea un alone di epicità e misticismo davvero non disprezzabile.
L’ep è ben curato sia a livello produttivo che di mastering così come di songwriting.
Quattro brani, di cui due strumentali (in realtà uno ha brevi inserti narrati), mentre gli altri due sono vere e proprie bordate che viaggiano a 100 km/h.
Un quarto d’ora di black metal melodico e oscuro dai forti connotati epici e medievali, che danza tra i merli delle mura di un castello: la prestazione della band è assolutamente in linea con quelle che possono essere le performance di band con ben maggiore esperienza, grazie alla struttura dei pezzi, canonica per il genere ma mai banale e scontata.
L’opener “Gespenster” è un turbine di epicità, con le chitarre che ricoprono il ruolo di assolute protagoniste, tessendo in tremolo picking trame oscure ma allo stesso tempo ariose.
Ottima la prestazione vocale di Irrwycht, grazie ad uno screaming tendente al gutturale mai eccessivo o fastidioso, che predilige le tonalità medie a discapito di quelle acute, regalando un certo flavour dark alle composizioni. La conclusiva “Grabunholde” (secondo pezzo cantato, che porta il nome della band: una responsabilità non da poco) parte con una bordata di blast e chitarre lancinanti e diventa ben presto una cavalcata verso gli inferi tra le braccia degli spettri dei Tumuli a velocità costantemente sostenuta, con riferimenti agli Emperor (ma senza l’ausilio delle tastiere), a sottolineare ancora una volta l’ottimo lavoro svolto dalle chitarre sulle linee melodiche.
Gli altri due pezzi non fanno altro che aumentare il pathos creato dalla band tra atmosfere lugubri e horrorifiche ma al contempo epiche e ariose, grazie al continuo sovrapporsi melodico delle chitarre. Un ottimo esordio, che ha l’unica pecca di durare troppo poco ma che lascia assolutamente ben sperare per il futuro full length della band, che ha le carte in regola per dire la sua nel vasto panorama del melodic black metal europeo, dove la Germania, mai come in questi ultimi anni, sta facendo la voce grossa.