Quando su dischi promozionali si legge la provenienza “Grecia” per un attimo tutto si ferma e fai un balzo indietro nel tempo, sapendo bene a cosa puoi andare incontro. La scuola ellenica, per quanto riguarda il metal estremo, difficilmente ha deluso sia dal punto di vista della qualità che della produttività. Caratterizzata da un sound caldo e da un certo alone mistico, la scena black metal greca affonda le proprie radici nella vecchia scuola, in quanto mescola elementi del black metal canonico con influenze provenienti dal death più primordiale, divagando spesso e volentieri in ambienti più classicamente heavy e mantenendo tuttavia quel feeling misterioso che da sempre contraddistingue le sonorità delle band mediterranee. Anche i Disharmony seguono questo trend “vintage”, come altri colleghi connazionali, quali Nightfall, Rotting Christ, Varathron, Necromantia e Acherontas. Nati nel 1990 ad Atene dalla mente malata di Kapala King V, dopo qualche demo e un ep, nel 1994 si sciolgono e spariscono nel nulla, per poi riapparire nel 2017 come un fulmine a ciel sereno con il loro primo vero full length “Goddamn The Sun”. “Messe De Minuit” è un ep uscito originariamente nel 2018 in cassetta e di recente ripubblicato in formato lp e cd, sempre via Iron Bonehead Productions. Senza mezzi termini “Messe De Minuit” è ciò che meglio rappresenta nel 2019 la scena old school estrema greca in tutto e per tutto, rasentando la perfezione in più occasioni e posizionandosi al primo posto tra le uscite discografiche della terra dell’Olimpo di quest’anno, nonostante si tratti solo di un ep. Perfezione dunque, una parola che difficilmente si usa soprattutto in ambito underground. Ma è ciò che trasuda dai solchi di questo disco, composto da quattro tracce che incarnano in maniera eccellente lo spirito del metal estremo greco, quello più legato agli anni novanta e lontano da qualsiasi tipo di contaminazione.
Come se vivessero in una campana di vetro impermeabile alle influenze esterne, i Disharmony non si limitano a comporre buone canzoni ma coniano un piccolo manifesto per un genere di nicchia che ha dato vita ad una scuola, al pari di quella norvegese, svedese e finlandese. In diciotto minuti di musica riassumono il metal estremo ellenico, fatto di misticismo, riff classici mai orientati al caos fine a sé stesso, gran dosi di mid tempos e synth che danno quello spessore epico e ancestrale tipico dei dischi provenienti da quelle terre. “Hail To The Witch” apre le danze con suadenti tastiere che spalancano le porte dell’ignoto. Se si dovesse fare un confronto, il primo gruppo che verrebbe in mente, oltre ai già citati Varathron e Nightfall, sarebbero i Therion di quei capolavori che rispondono al nome di “Lepaca Kliffoth” e “Theli”, soprattutto per l’enfasi sinfonica, anche se il sound dei Disharmony rimane più pulito e al contempo più diretto e old school, mantenendo tuttavia un gusto teatrale e ricordando in alcuni frangenti gli Inner Shrine dei primi lavori o, addirittura, le colonne sonore dei mitici Goblin. Il riffing è semplice e basilare ma dannatamente efficace e lascia anche spazio a sprazzi di blast beat nelle accelerazioni che costellano il pezzo. Il vero capolavoro del disco è dietro l’angolo e prende il nome di “By The Moonlight“: quattro minuti pregni di quell’aura mistica, oscura e satanica che il vero black metal greco racchiude in sé. Un incipit che cresce lentamente per esplodere in un riff lineare, semplice ed estremamente epico, accompagnato da un mid tempo che lascia spazio a vocals al limite del narrato, che ben si sposano con la proposta della band, sfociando poi in un imponente ritornello melodico d’altri tempi e in un guitar solo che trasuda drammaticità e malinconia. Se “Into Ihe Tomb” rappresenta il brano più veloce e pesante del lotto, “Corpus Christi” è l’esatto contrario: un inizio sinfonico dà spazio a una struttura più cadenzata, senza mai eccedere in prepotenza o velocità ma lasciando che sia la base melodica a guidare il pezzo sino alla fine, rendendolo forse il brano più evocativo, impreziosito anche da un bel solo di chitarra. I riff mutano, il tempo cambia e il pezzo può essere definito come quello meno lineare di tutto l’ep.
Impreziosisce la ristampa “Midnight Mass”, una lunga traccia di oltre venti minuti posta in chiusura, che non è nient’altro che un vero e proprio rituale, una messa nera celebrata da Kapala King V, adornata da suoni di synth che rendono il tutto ulteriormente più oscuro e fanno schizzare la durata del dischetto a quasi quaranta minuti di eccellenza ellenica. “Messe De Minuit”, grazie al suo sound fortemente radicato negli anni novanta, alla sua attitudine old school, avvalorata da una produzione perfetta ed equilibrata per il genere proposto, e alle liriche che trattano tematiche legate all’occulto è, come già detto, praticamente perfetto per ciò che vuole rappresentare. L’unica pecca è la breve durata, tant’è che una volta finito di ascoltare l’ep non si può fare a meno di rimetterlo dall’inizio. Se il prossimo lp della band sarà sulla falsa riga di questo lavoro avremo il nome di chi si siederà sul trono del black metal ellenico. Ave Satana.