I francesi Nocturnal Depression sono in giro ormai da quindici anni e da sempre si sono fatti portavoce di un depressive black metal piuttosto grezzo e canonico, sulla scia di primi Shining, Forgotten Tomb, Wigrid e gruppi simili, ma a suo modo accattivante. Epigoni e al tempo stesso ormai punto di riferimento nell’ambito di un sottogenere sempre più affollato e stereotipato, i nostri hanno dato alle stampe gioiellini come il debutto “Nostalgia-Fragments Of A Broken Past” e “Reflections Of A Sad Soul” (che, grazie a canzoni iconiche come “Her Ghost Haunts These Walls” e “Nevica”, resterà probabilmente il loro piccolo capolavoro), rappresentando plasticamente il loro modo di intendere questa musica. Una rappresentazione fedele ai luoghi comuni più classici e noti: riff gelidi, ipnotici e circolari; arpeggi ad libitum; vocals strazianti e lacerate; liriche nelle quali le parole “suffering” e “solitude” ricorrono più spesso che “fight” e “steel” in un testo dei Manowar e ci ricordano quanto sia deprimente e schifosa la vita e quanto quindi sia necessario porvi fine il più presto possibile. Ma anche un approccio naif, scevro da improbabili contaminazioni e invece intriso di un certo romanticismo tardo-adolescenziale che ha un suo innegabile fascino emotivo, unito alle indiscutibili doti compositive del leader Lord Lokhraed, che con una manciata di riff e qualche melodia riesce a catturare irreversibilmente l’attenzione dell’ascoltatore.
Questo nuovo “Tides Of Despair”, che esce per l’etichetta rumena Sun & Moon Records, permette ai Nocturnal Depression di tagliare l’invidiabile traguardo della nona fatica sulla lunga distanza: si tratta di un album compatto, che mantiene intatte le caratteristiche peculiari del sound dei nostri, ponendosi sulla scia dei lavori precedenti, rispetto ai quali risulta forse leggermente più aggressivo e d’impatto in alcuni passaggi, senza ovviamente rinunciare alle atmosfere soffocanti e disperate che necessariamente ci si aspetta da un lavoro del genere. Una conferma quindi, ma anche l’espressione di una raggiunta maturità compositiva, che permette a Lord Lokhraed e compagni (è recente il ritorno in line up, non si sa se in pianta stabile o meno, del membro fondatore Herr Suizid) di muoversi con sicurezza nei meandri catacombali e polverosi del depressive senza risultare eccessivamente patetici, grazie ad una buona produzione e a pezzi solidi e ben strutturati, che mettono in mostra anche una certa dinamicità e varietà di scrittura.
La title track, furiosa e sorretta da una melodia cinerea, è molto riuscita, così come la successiva “Living In A Mass Grave”, che si muove tra stilemi classici del black depressivo e nostalgico e rigurgiti più canonicamente raw; “Solitude And Despair Again” è tutta incentrata su un arpeggio piuttosto scolastico ma assolutamente funzionale dal punto di vista emotivo; “Slit My Wrists” è il picco dell’album, sospesa tra la durezza black della strofa e le aperture più alla Katatonia del ritornello; anche la decisamente burzumiana “Muse Of Suicide” risulta ficcante e si trascina alla deriva come un cencio abbandonato fino alle conclusive note di pianoforte di “Reveries”. La qualità è medio-alta: Lord Lokhraed scrive canzoni tutto sommato semplici ma cariche di pathos emotivo e tensione drammatica e l’album nel suo complesso è probabilmente il migliore partorito dai nostri negli ultimi anni. Pur indulgendo forse in qualche clichés di troppo, l’obiettivo di descrivere in musica il grigiore e il malessere esistenziale è senz’altro raggiunto efficacemente. I Nocturnal Depression dopo tutto sono questo: prendere o lasciare.