Gli albori della scena black norvegese, a cavallo tra la fine degli anni ottanta ed i primissimi anni novanta, quella che di lì a poco verrà ribattezzata “second wave”, furono caratterizzati da grande creatività e dallo sforzo, più o meno consapevole, di superare le frontiere di brutalità e violenza che fino ad allora erano state segnate da thrash e death. Il tutto senza particolari limitazioni: non c’erano vincoli di genere, confini predefiniti o regole da rispettare; era un gran calderone in perpetua evoluzione, con continue ed inaspettate contaminazioni, purché la musica e gli atteggiamenti fossero adeguatamente malvagi. Fu un momento unico ed irripetibile, ancora oggi circondato da un alone di mito, che ovviamente si nutre anche dei diversi fatti e fattacci extramusicali accaduti in quegli anni, sui quali è stato detto tutto e non è il caso di tornare in questa sede. Al di là delle diatribe su chi abbia precisamente inventato cosa, non c’è dubbio alcuno che fu la scena norvegese a portare il black metal all’attenzione di un pubblico molto più vasto della ristretta cerchia dell’underground nella quale fino ad allora era circoscritto. Nel 1988, in quel di Sarpsborg (cittadina che diventerà nota per un famigerato concerto dei Mayhem) si formò una band chiamata Disorder, che suonava un thrash metal molto feroce, sulla scia di Slayer, Bathory e Kreator, enfatizzando l’elemento satanico connesso a questa particolare versione del genere. Il gruppo cambiò presto nome in Perdition Hearse e iniziò ad esplorare un sound più oscuro ed intransigente, incorporando influenze provenienti da Celtic Frost e Hellhammer ed avvicinandosi a quella che al tempo era la proposta di realtà come Old Funeral e Treblinka: un suond che manteneva elementi thrash e death ma che cominciava decisamente ad avvicinarsi all’emergente scena black. Dopo aver realizzato una demo rehearsal di quattro pezzi nel 1990, il chitarrista Kessel e il batterista Mr. Lord Byron si unirono a Stian “Occultus” Johansen, all’epoca cantante dei Thyabhorrent, altra realtà pionieristica della scena locale. Quest’ultimo è sicuramente un personaggio noto a chi ha seguito le cronache dell’epoca e le vicende del così detto “inner circle”: infatti è stato co-fondatore e comproprietario, insieme a Euronymous, del negozio Helvete di Oslo (che divenne ben presto il centro della scena), editore della fanzine Sepulchral Noise e, per un breve periodo dopo il suicidio di Dead, cantante degli stessi Mayhem (anche se il buon Aarseth non perse occasione per denigrarlo in svariate interviste; ma questa, come si dice, è un’altra storia).
Con questa formazione a tre i Perdition Hearse registrarono una demo di un pezzo (“The Stealthy Beyond Death”) nel 1991 e, l’anno successivo, un’altra demo di quattro pezzi (“Mala Fide”), la cui canzone di apertura (“My Ancient Gods Behind Them All”) fu compresa nel seminale lp “The Wine Of Satan”, insieme a canzoni, tra gli altri, di Beherit, Master’s Hammer e dei nostrani Mortuary Drape. Questa è, in sintesi, la storia dei Perdition Hearse. Occultus e Lord Byron continuarono a registrare con il nome di Perdition ma non pubblicarono altro materiale. Tuttavia con queste registrazioni demo la band si è ritagliata il suo piccolo posto nel grande libro nero del black metal. La sempre attivissima Nuclear War Now! Productions ci offre oggi la possibilità di riascoltare questo materiale, del resto praticamente introvabile nella versione originale, grazie a questa raccolta, che contiene per intero le tre demo dei Perdition Hearse, in ordine anticronologico.
La qualità dei pezzi è altalenante. Sicuramente le canzoni più datate mettono in mostra più di qualche ingenuità compositiva e la registrazione assolutamente deficitaria non ne favorisce di certo la fruizione. I brani più recenti (in sostanza quelli della demo “Mala Fide”) sono invece, oltre che meglio suonati, anche molto più interessanti, in quanto caratterizzati da cambi di tempo e di atmosfera, stacchi acustici, brevi inserti tastieristici, parti recitate dal sapore rituale, trame melodiche più insistite ed efficaci, ed altri accorgimenti che evidenziano una decisa crescita compositiva ed esecutiva. Insomma questa compilation risulta senz’altro una bella testimonianza storica e ci restituisce al tempo stesso un suono per l’epoca assolutamente nuovo, che fondeva riffing thrash e death con un piglio molto più primitivo e sinistro; un suono dal quale si sviluppò nell’arco di qualche anno quello che oggi è universalmente conosciuto come black metal. Da ascoltare se volete farvi un’idea di dove tutto è iniziato.