Chi tra di noi ha un’età compresa tra i trenta e i quarant’anni, controllando in casa, sicuramente troverà dei jeans a zampa d’elefante o delle camicie a colori acidi e sfavillanti, così come delle giacche di pelle dai colletti improponibili appartenute ai nostri genitori. Gli Zatyr sicuramente hanno trovato nella soffitta di casa ottimi indumenti “denim and leather” e, dal momento che li hanno indossati, non se li sono più tolti di dosso. Questa band nuova di zecca, nata solamente nel febbraio del 2019, suona come se fossimo tornati indietro nel 1975, unendo la schiettezza dei suoni all’oscurità che aleggiava in quei tempi. La giovane età del combo non deve trarre in inganno circa la genuinità della proposta della band svedese, in quanto ciò che troveremo nelle quattro tracce che compongono questo loro assoluto esordio discografico è nient’altro che dannato heavy metal con odore di naftalina, fuliggine e muffa. Un sound che era stato deposto in cantina ed oggi viene riesumato e tirato a lucido, facendo tornare in auge sonorità proprie di Black Sabbath e Judas Priest degli esordi, primordiali ed elementari ma efficaci, sporcate da influenze della più classica first wave of black metal, come Bathory o Venom, ma anche di mostri sacri come i Death SS, specie per la loro vocazione horrorifica. Nulla di nuovo in realtà ma ciò che lascia stupiti è come venga contrapposto un genere come l’heavy metal classico all’attitudine così spiccatamente malvagia e dannata che gli Zatyr riescono a inserire in ognuno dei venti minuti di questo “Ornaments Of Proposition”. Il sound che profuma di cuoio stagionato è prettamente underground e rappresenta la mentalità old school di questa band: ogni song ha un approccio d’altri tempi e una struttura basilare e il tutto è caratterizzato da una registrazione analogica, davvero ottimale nel far tornare l’ascoltatore indietro nel tempo.
Tuttavia non tutto nasce a caso in quanto, nonostante la struttura fondamentalmente semplice di questi quattro brani ricchi di citazioni ai grandi della musica heavy, questi ragazzi spingono sull’acceleratore come dei dannati e lo si capisce fin dalla pazzesca opener “Forbidden Rites” e dalla seguente “Fire Prophecy”, che rappresentano il lato più diretto dell’ep, grazie a un riffing che ti lascia appiccicato al muro, tanto è potente e veloce, e grazie alla voce di Set che fa la parte del leone, tanto è oscura e malvagia, con un timbro che oscilla tra il pulito e uno scream primordiale ma sempre comprensibile, adornato da effetti che gli danno un’aura prettamente vintage. Due brani affilati come lame da ascoltare tutti d’un fiato, abbelliti da un guitarwork che fa il verso a un certo Randy Rhoads quanto a feeling e melodie. Il lato B del dischetto ci propone la faccia più oscura e legata al doom d’annata dei nostri, grazie a riff più cadenzati e ovattati, al limite del ritualistico ma sempre debitori di quel sound settantiano, soprattutto nella conclusiva “Heart And Vision”, un mid tempo con tanto di break centrale che ricorda un’invocazione nera mischiando elementi che strizzano l’occhio tanto ai Candlemass quanto ai Bathory. Con questo esordio discografico, seppur breve ma di intensità fuori dal comune, il giovane combo svedese mette subito in chiaro che il suo obbiettivo principe è e sarà creare musica pericolosa e potente che risplenda nel fuoco del vero metallo, riportando alla luce ciò che tante band del passato possedevano.
Gli Zatyr non suonano musica banale o scontata che ricalca i classici clichès del metal classico o del black metal ma uniscono questi due elementi, al fine di svegliare l’uomo moderno che dorme sugli allori della tecnologia, della comodità e della banalità. “Ornaments Of Proposition” è una cerimonia di intrattenimento per l’individuo che riesce a leggere tra le righe di ogni singolo brano il messaggio che questi giovani ragazzi vogliono trasmettere, e non per le masse. In attesa che il primo full length prenda forma, non possiamo fare altro che promuovere questo ep d’esordio e consigliarlo agli amanti delle sonorità più datate che restano ben distanti da trigger, synth e diavolerie varie. Qui dentro si trova solo il meglio di una maledetta produzione analogica. Gli Zatyr sono fedeli a sé stessi e questo è tutto ciò che conta!