Sotto l’egida dell’integerrima Werewolf Records di Lauri Penttilä (forse meglio noto con lo pseudonimo di Werwolf e per la sua militanza nei Satanic Warmaster, oltre che almeno in un’altra ventina di bands e progetti vari), esce questo debut album dei finlandesi Fuastian Pact, power trio che in realtà è sulle scene dal 2007 ma che solo oggi riesce a dare alle stampe il primo full length, dopo aver pubblicato tre demo tra il 2008 e il 2010. Quando si parla di black metal finlandese si hanno in mente una tradizione ed un sound ben precisi e codificati, con caratteristiche che tutti gli appassionati del genere conoscono, prima fra tutte l’equilibrio tra la classica e glaciale violenza ed un approccio spiccatamente melodico. Questi elementi sono ben presenti anche nella musica dei Faustian Pact, che per molti versi appare fortemente legata alla scuola (ormai trentennale) del black metal nativo della terra dei mille laghi, con tutti i pregi ed i limiti che ciò può comportare. Non ci sono innovazioni o particolari sperimentalismi in “Outojen Tornien Varjoissa” ma quello che stupisce e che rende questo disco estremamente coinvolgente ed a tratti perfino sorprendente sono, da un lato, la capacità della band di riproporre con classe sopraffina ed una certa impronta romantica e sognante gli stilemi tipici del metallo nero della loro terra d’origine e, dall’altro, il piglio dannatamente folcloristico che pone la loro musica in una dimensione fantastica ed assolutamente fuori dal tempo.
Questo trio di stregoni riesce infatti a trasportare l’ascoltatore in un universo che rievoca un medioevo fantasy, fatto di castelli, oscuri incantesimi, rituali occulti, mostri e cavalieri: un concept che ha trovato e continua a trovare terreno fertile sia nel black metal più propriamente detto che nel dungeon synth, genere al quale i Faustian Pact potrebbero essere considerati in qualche misura affini, sia a livello di immaginario sia per quanto riguarda l’utilizzo insistito delle tastiere (praticamente onnipresenti, spesso cristalline e squillanti), che, insieme a qualche coro in clean vocals ed a qualche sprazzo di voce femminile molto eterea e rarefatta (probabilmente campionata), veicola l’elemento folk che è essenziale nell’economia del disco. Per il resto siamo di fronte ad un prodotto puramente black, caratterizzato da un riffing assai crudo, dal classico drumming veloce, non particolarmente vario, e da uno screaming acuto e ruvidissimo, opera dell’ottimo singer Octus, che si dimostra in possesso di un’ugola graffiante come carta vetrata. Una combinazione che potrebbe chiamare in causa realtà come i russi Ashen Light o i conterranei Wyrd ma che i Faustian Pact, come detto, fanno propria ed interpretano con grande sicurezza.
Certo il parziale effetto sorpresa, dovuto proprio alla commistione tra il più tradizionale black metal di matrice finnica e il substrato folk, viene presto meno, in quanto tutte le canzoni sono sostanzialmente costruite allo stesso modo. Tuttavia, quando questi due elementi si combinano in maniera davvero efficace, si assiste agli episodi migliori del lotto, e mi riferisco a “Kuulas Musta Aika”, canzone arrembante che evoca atmosfere magiche di tempi perduti, alla più evanescente e nostalgica “Valottomien Askelten Takana” e all’epica e magniloquente “Viimeisen Tyrannin Silmä”, degna conclusione di un album che si mantiene comunque ad un livello qualitativo invidiabile per tutta la sua durata. Ascolto quindi decisamente consigliato, specialmente se non disdegnate il contrasto tra sonorità ruvide e melodie ancestrali. Black metal magick!