Un famoso detto dice “se il buongiorno si vede dal mattino…”, lasciando presagire che già dal principio si vede ciò che è destinato ad avere un esito positivo o, d’altro canto, negativo. Un altro detto è invece “chi ben inizia è a metà dell’opera”, alludendo al fatto che è sempre meglio iniziare con impegno qualsiasi impresa, se si vogliono avere maggiori possibilità di successo. Possiamo tranquillamente affermare che i Ninkharsag hanno preso alla lettera questi due proverbi e “Discipline Through Black Sorcery” non solo conferma quanto di buono fatto precedentemente dalla band di Liverpool nel debut di cinque anni fa “The Blood Of Celestial Kings”, ma sposta in alto l’asticella, presentandoci una band che ambisce a molto più che a un semplice mercato underground e si pone come obiettivo quello di governare il mondo delle tenebre. I due estratti contenuti in questo ep, che faranno parte del secondo imminente disco, con in aggiunta un brano che rimarrà inedito, piatto forte per i collezionisti più bastardi, sono puro blackened death metal di scuola scandinava, suonato da quattro figli del demonio che non scendono a compromessi, devoti alla second wave ma con la capacità di dare ai loro brani un pizzico di freschezza e dinamismo più moderni, riuscendo così a offrire una prestazione del tutto riconoscibile e ispirata rispetto alla diretta concorrenza. Nulla di nuovo, sia ben chiaro; chi legge la nostra webzine d’altronde non si aspetta raffinato progressive, in quanto qui si scrive di metallo devoto al maligno in tutte le sue più mutevoli e dannate forme: tre inni neri che si susseguono senza grazia e ci lasciano spiazzati per la potenza e la rabbia presenti in ogni nota.
L’opener mette subito le cose in chiaro grazie a un approccio elegante come un orco che si batte il petto in preda al delirio: riff devastanti, selvaggi e indemoniati si susseguono senza tuttavia mai trascurare la melodia e con grande attenzione negli arrangiamenti, come se i nostri stessero modellando con precisione una statua di fragile ghiaccio. Abbiamo a che fare con una colonna sonora mortale musicata da tizi che avrebbero voluto nascere in Svezia e farsi battezzare a testa in giù dal buon vecchio Jon Nödtveidt: chitarre affilate e riff incrociati infatti fanno capolino pure su “The Necronomanteion”, ossia il tempio della negromanzia, la porta dell’Ade, il regno dei morti dove vagano le ombre persistenti delle anime perse per l’ultima dissoluzione del corpo e dello spirito. Non c’è scampo neppure a questo giro e noi ne rimaniamo piacevolmente intrappolati.
Il vento soffia gelido e i Ninkharsag ci regalano la terza traccia, che rimarrà inedita per questa uscita e che ricalca l’essenza della band: grandi riff provenienti da chissà quale pianeta abitato da creature mostruose e vampiri; leggenda vuole infatti che il testo di questo brano sia stato scritto durante un soggiorno di una settimana in Transilvania, cercando di catturare lo spirito di vecchie guerre e leggende ormai dimenticate. Una produzione potente, di categoria superiore, che fa risaltare la prova monstre della band, per un ep breve ma efficace che scopre le carte: il nuovo disco degli inglesi sarà una manna dagli inferi per gli amanti delle sonorità black melodiche, con un occhio di riguardo a un mercato estremo meno di nicchia, senza però rinunciare neppure a un’oncia di potenza e caos.