Disco di difficile catalogazione e molto personale questo “Sporer”, esordio discografico, grazie ad una collaborazione tra The Ajna Offensive e Vidfare Productions, una sottodivisione della più nota Norma Evangelium Diaboli, di DomJord, progetto solista di Daniel Hans Johan Rostén, meglio conosciuto come Arioch o Mortuus, mente e motore dei Funeral Mist, membro dei Triumphator e, dal 2004, vocalist dei Marduk; un personaggio che non necessita di particolari presentazioni ed il curriculum del quale, come si suol dire, parla da solo. Le caratteristiche di questa nuova creatura, che si discosta molto da quanto fatto finora da Mr. Rostén nelle varie band in cui milita, sono spiegate dallo stesso mastermind con queste parole: “DomJord è un progetto interamente elettronico a cui sto lavorando da un po’ di tempo. Come tutti sanno, certe situazioni richiedono una certa musica e alcuni stati d’animo richiedono certe melodie; dopo aver cercato a lungo questo specifico tipo di suono senza mai trovare qualcosa di molto vicino a ciò che avevo in mente, ho semplicemente deciso di farlo da solo. Il piano originale, se mai ce n’era stato uno, consisteva nel mantenere la musica per me e tirarla fuori ogni volta che questo particolare vuoto aveva bisogno di essere riempito. Tuttavia, il musicista in me sentiva il contrario e non poteva accettare che fosse così. Il disco doveva essere rilasciato, se non per raggiungere un presunto ascoltatore con le stesse o simili esigenze, almeno per porre fine a un capitolo e andare avanti”. Un lavoro (registrato in un periodo molto lungo, dal 2012 al 2019) che nasce dunque dall’esigenza di concepire un accompagnamento musicale alle proprie riflessioni più intime e ai propri momenti di raccoglimento ed è in quest’ottica che “Sporer” va considerato e, ponendosi sulla giusta lunghezza d’onda, apprezzato. Cosa ci aspetta quindi una volta inserito il cd nel lettore e premuto il tasto play? È sempre Rostén a chiarirci le idee, definendo il disco: “molto melodico, abbastanza ripetitivo, un po’ minimalista, pulsante e ipnotico, con molti contrasti, molte trame e, come appena detto, tutto elettronico … e non che voglia dire alla gente come ascoltare la musica, ma questa è musica <distenditi-chiudi-gli-occhi-e-fluttua-via>. In altre parole, l’esatto contrario di tutto ciò che io abbia mai pubblicato, eseguito o a cui abbia preso parte prima. Per quanto riguarda le classificazioni di genere, le lascerò agli altri”.
E quindi giustamente intervengo io per dirvi che “Sporer” ha sonorità in parte riconducibili a certo folk apocalittico, non è troppo sperimentale né troppo dark, rifugge da qualsiasi contaminazione noise, ed in molti frangenti si avvicina al più classico dungeon synth, negli ultimi tempi tornato prepotentemente alla ribalta (ovviamente sempre nella ristretta cerchia dei malati di musica underground), tuttavia senza fughe epiche e senza le consuete ambientazioni da “medioevo da sagra del carciofo” (lo dico con affettuosa ironia, in quanto apprezzo molto il genere): e spero che questo mio tentativo di classificazione sia abbastanza preciso e al tempo stesso sufficientemente generico da non urtare la sensibilità del buon Rostén. Musica ambient in sostanza, ben concepita e ben suonata, che raggiunge lo scopo che il suo autore si era prefissato, ovvero quello di rappresentare un’ideale colonna sonora per momenti di rilassamento e speculazioni meditative, per viaggiare con la fantasia seguendo le immagini e le libere associazioni che la musica stessa suggerisce alla mente di ciascuno di noi.
I pezzi sono piuttosto semplici e costruiti su una, due linee di tastiera o su schemi ritmici lineari che si ripetono con alcune variazioni, ai quali si aggiungono elementi vari man mano che il brano si sviluppa, mantenendo sempre una certa elegante alternanza tra momenti “pieni” e passaggi più essenziali e ridotti all’osso. Echi del Mortiis dei primi anni novanta, del Burzum di “Hliðskjálf” e di molti progetti degli anni d’oro della Cold Meat Industry sono facilmente percepibili da ogni ascoltatore non digiuno di questo genere di sonorità, ma non ci troviamo affatto di fronte ad una mera fotocopia perché si percepisce un certo tocco personale e soprattutto la volontà di far prendere al lavoro una direzione ben precisa nel senso della creazione di atmosfere cupe e notturne, a volte funeree ed altre più delicatamente evocative. Delle cinque tracce presenti mi sento di citare su tutte la title track, una nenia ossessiva che assume un sapore quasi monastico nella seconda parte parzialmente cantata, e la conclusiva e lunare “Natt”, caratterizzata da un feeling decisamente più nordico, tra rarefatte note di pianoforte e più poderose esplosioni di buio. In definitiva “Sporer” va preso per quello che è: un esperimento a suo modo coraggioso che mette in mostra un lato inedito della personalità musicale di Rostén, lontano dal black metal ma forse meno di quanto si potrebbe pensare, senza eccessive preoccupazioni sull’accoglienza che il pubblico gli potrà riservare.