I mantovani Blaze Of Sorrow sono attivi dal 2007 e sono giunti con questo “Absentia”, che esce per l’etichetta tedesca Eisenwald, al considerevole traguardo della sesta fatica sulla lunga distanza, muovendosi sempre nella fitta penombra dell’underground ma riuscendo ad arricchire e affinare uno stile di black atmosferico che nel tempo è divenuto sempre più personale. Partiti come progetto solista del mastermind Peter, al quale nel corso degli anni si è aggiunto Nevon alla batteria, i nostri sono ora diventati un quartetto a tutti gli effetti, con l’ingresso in pianta stabile del chitarrista A.S. e del bassista V., e questo è il primo album registrato con questa formazione allargata. Un album che mi ha davvero sorpreso per la qualità della musica proposta e per la capacità di coinvolgere emotivamente l’ascoltatore con pochi e semplici elementi, ben dosati e amalgamati tra loro. La definizione “black metal atmosferico”, pur sostanzialmente corretta, mi pare che comunque possa stare un po’ stretta ai Blaze Of Sorrow, la cui musica infatti è ricca di molte influenze e di svariate sfumature di colore, che mettono in evidenza una grande maturità ed una consapevolezza compositiva ed esecutiva non comune, ben lontana dalle spesso inutili sbrodolate strumentali/ambientali alle quali il termine “atmosferico” viene associato a sproposito.
C’è molta melodia nel black metal dei Blaze Of Sorrow, una melodia particolarmente sofferta e intima che veicola spesso un velo di triste e amara malinconia; c’è più di un riferimento folkeggiante, mai troppo insistito; vi sono anche passaggi più epici, di un’epicità però autunnale, dolente, costantemente intrisa di nostalgia e a tratti perfino decadente: si segue un percorso oscuro, che tuttavia lascia trasparire qualche sparuto raggio di sole, come una flebile speranza destinata forse a rimanere soltanto un sogno che svanisce non appena aperti gli occhi.
Echi di Agalloch e Fen, primi Alcest, ma anche di certi Borknagar e perfino Old Man’s Child, si possono cogliere qua e là ma il black metal dei Blaze Of Sorrow mantiene comunque la propria specificità, in parte anche dovuta alla ruvidezza spigolosa del cantato in lingua madre; una specificità sospesa tra ghiaccio e fuoco, luce e ombra, in un mosaico crepuscolare che spinge alla riflessione e lascia vagare l’anima, senza per questo rinunciare alla violenza, che a tratti esplode senza freni. I Blaze Of Sorrow descrivono così il loro approccio: “Giorno, notte, oscurità, luce. Con la musica proviamo a raggiungere il picco più alto dei nostri sentimenti, suonando ciò che crediamo di dover suonare. Le nostre note vengono catturate dalla tristezza, dalla bellezza della natura, dall’acqua, dal fuoco, dalla terra e dal vento. Lascia che le ombre abbraccino i tuoi pensieri, che l’abisso accarezzi la tua anima. Siamo ciò che siamo: un respiro di fuoco nell’infinità del sole”. Parole poetiche, come poetica è in effetti la musica dei Blaze Of Sorrow, che riesce ad essere insieme delicata ed aggressiva. L’ottimo riff iniziale dell’opener “Settimo Requiem” mette immediatamente le cose in chiaro ed apre con enfasi un pezzo teso e sognante. Lungo le stesse coordinate si muove la seguente “Furia”, canzone pregna di dolorosa nostalgia, alla quale segue “Sonno D’Eterno”, più rarefatta e colma quasi di una dolcezza agrodolce. Si giunge così al cuore del disco, rappresentato da “Notturna” e “Hybris”, brani entrambi (ma diversamente) legati a tematiche mitologiche e a mio avviso i due picchi compositivi del lavoro, vere rappresentazioni dell’attuale stato di forma della band nostrana: due canzoni splendide, ricche di solismi chitarristici, che attraversano con fluidità diversi stati d’animo, in un caleidoscopio emotivo che lascia davvero senza fiato. “Cupio Dissolvi” ci conduce degnamente alla coda acustica di “Morte Di Un Immortale”, che conclude in modo quasi commovente un album pienamente riuscito. E direi anche registrato bene: la produzione infatti restituisce un suono certamente non potentissimo (che forse non sarebbe nemmeno stato adatto al genere) ma con tutti gli strumenti e la voce che non si coprono a vicenda ed anzi risultano ben bilanciati e in giusta evidenza. “Absentia” scorre naturale come il vento tra le foglie degli alberi: un ottimo lavoro, capace di catturare l’ascoltatore, che spero faccia guadagnare ai Blaze Of Sorrow una maggiore e sicuramente meritata visibilità.