Tornano alla carica i nostrani Heruka con questa seconda fatica sulla lunga distanza, che esce sotto l’egida della connazionale Rude Awakening Records. La band capitanata dal chitarrista Adranor da qualche tempo a questa parte gode di una line up stabile, che ha permesso loro di essere decisamente produttivi. E così, mentre dal 2001 al 2018 i nostri avevano pubblicato soltanto una demo e un ep, nell’arco di soli due anni hanno dato alle stampe il full length di debutto, “Deception’s End”, onirico nella sua rievocazione di scenari mitici, e l’ep “Turning To Dust”, più funereo e decadente, ed è ora la volta del successore “No Sun Dared Pass Our Windows”, album che mette in mostra una certa continuità con quanto ascoltato nei precedenti lavori ma anche la volontà di mescolare un po’ le carte in tavola, modificando alcune coordinate stilistiche e inglobando nel songwriting influenze diverse, che finora erano rimaste in ombra e che invece in questa nuova fatica emergono in maniera più evidente rispetto al passato. L’ensemble italiano mantiene tutto sommato le radici del proprio sound piantate in un certo black metal particolarmente furioso e aggressivo, a tratti sporcato da influenze thrash, che non fanno altro che aumentare il tasso di violenza delle canzoni, in media brevi e ficcanti rasoiate che tagliano le orecchie dell’ascoltatore con riff pungenti ed una sezione ritmica furiosa ma anche attenta a dettare i giusti cambi di tempo ed atmosfera, con le urla di dolore del singer Nekrom ad incorniciare il tutto. In questo disco sono stati completamente accantonati (ma non è affatto detto che non vengano ripescati in futuro) quegli squarci vagamente atmosferici e dal sapore folk che invece caratterizzavano il sound degli esordi del gruppo, il quale, almeno in questa occasione, sembra più concentrato sull’assalto furioso, sull’impatto devastante del muro sonoro e sulla creazione di una violenza spigolosa e senza compromessi che possa allegramente travolgere l’ascoltatore come un caterpillar lanciato a folle velocità.
E questa impostazione è abbinata ad un concept senza speranza, che sembra avere al centro la follia come condizione completamente alienante che genera incomprensione e solitudine (già il titolo del disco è emblematico in tal senso). L’elemento di maggiore rottura rispetto al passato è però rappresentato dal peso specifico assunto da influenze derivanti da certo death/thrash melodico, direi di estrazione svedese, tanto che in alcuni momenti vengono spontanei accostamenti addirittura con band come At The Gates e Dismember, anche se il tutto appare sempre filtrato attraverso la lente di un black metal spasmodico e nervoso al quale gli Heruka ci hanno abituati nel corso degli anni. Si tratta di uno sbocco interessante, che in qualche modo rappresenta un’evoluzione del sound del gruppo e che in alcune occasioni dà risultati abbastanza buoni, come ad esempio l’opener “Time Collapse”, molto violenta e “in your face”, o altri episodi altrettanto feroci e piuttosto ben riusciti come “The United States Of Insanity” o la più plumbea e insinuante “The Eleventh Rule”. Tuttavia l’amalgama non è sempre riuscito e personalmente mi sento di dire che questo lavoro è un piccolo passo indietro rispetto al precedente “Turning To Dust”, più efficace forse anche per la sua durata ridotta. Ho notato alcuni passaggi a vuoto e un’eccessiva insistenza su alcune soluzioni monolitiche che finiscono per appesantire il lavoro e riducono la fluidità dei brani, sacrificando proprio quella componente melodica che, se più esaltata, avrebbe forse consentito alla band di effettuare un discreto salto di qualità.
Sarà probabilmente anche la registrazione non all’altezza ad inficiare il risultato complessivo: la voce è quasi sempre in secondo piano mentre la batteria è troppo in evidenza ed il suono della chitarra si fa a tratti davvero impastato. Ed è un peccato perché non stiamo parlando di un disco di raw black metal e questi elementi non sono trascurabili. In definitiva ritengo di poter promuovere questo “No Sun Dared Pass Our Windows” ma con qualche riserva: in ogni caso, al di là di quelli che possono essere le preferenze ed i gusti di chi scrive, va dato atto agli Heruka di aver dimostrato un certo coraggio e la capacità di seguire con tenacia un percorso quanto più possibile personale, a differenza della maggior parte dei gruppi che si limitano a copiare e il più delle volte male; il che va sicuramente a loro merito.