A cavallo tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta, mentre il metal estremo si diffondeva come un veleno negli ambienti underground, un solco fu tracciato nella neve tra Svezia e Norvegia, un solco che avrebbe segnato la direzione che questi due paesi avrebbero preso durante il decennio successivo e che li avrebbe fatti conoscere entrambi nel mondo: più votata al death metal la prima e decisamente più orientata al black la seconda, ovviamente con tutte le eccezioni del caso. Ma se la Svezia ha comunque saputo produrre molte e rilevanti realtà anche in ambito black, definendo anzi un sound specifico e un trademark ben caratterizzato, la Norvegia al contrario ha impugnato lo scettro del black metal come un dispotico sovrano assoluto ma non ha dato un grande contributo alla causa del death metal. Anzi, molte delle realtà di rilievo che ai loro esordi si accostarono a questo genere di sonorità, affascinate soprattutto dai capolavori d’oltreoceano, ben presto si convertirono alla nera fiamma, quasi sempre a causa dell’influenza nefasta di Euronymous e dell’aria insalubre che si respirava tra le pareti umide dei sotterranei dell’Helvete: parlo dei primi Darkthrone (quelli delle prime demo e dell’esordio “Soulside Journey”), dei Thou Shalt Suffer (primo nucleo degli Emperor), degli Old Funeral (nei quali militarono Abbath e Demonaz, oltre ad un giovane Varg Vikernes) e di questi Amputation, prima incarnazione di quelli che di lì a poco diventeranno gli Immortal (anche se in realtà la band non cambiò nome: fu sciolta e in seguito nacquero gli Immortal). Del gruppo infatti facevano parte, con il loro vero nome, i giovani Abbath e Demonaz, oltre a Padden, che per un breve periodo fu batterista live degli Immortal, e Jørn Inge Tunsberg, anche lui per un breve periodo chitarrista negli Immortal, poi negli Hades e quindi negli Hades Almighty, tutti già coinvolti negli Old Funeral.
La band fu attiva solo per due anni ed in questo periodo diede alle stampe due demo, “Achieve The Mutilation” nel 1989 e “Slaughtered In The Arms Of God” l’anno seguente. L’intero materiale è presente in questa raccolta, che ha lo stesso titolo e la stessa copertina della seconda demo e contiene anche alcune versioni rehearsal. La Nuclear War Now! Productions non è nuova a questo genere di operazioni, che hanno un indubbio valore nell’ottica di recuperare qualche prezioso pezzo di storia dell’underground, per tornare alle radici più profonde di quel sound che nell’ultima decade dello scorso secolo fu protagonista assoluto in ambito estremo. Gli Amputation colpivano duro con un death metal feroce e vorticoso, legato sì alla scuola statunitense (Possessed in primis) ma anche fortemente imbevuto di velocità e furore thrash: le influenze provenienti da gruppi come primi Sodom, Kreator e Overkill sono abbastanza evidenti, così come quelle derivanti da certo metal estremo brasiliano (Sarcofago, Vulcano), che in quegli anni cominciava a dettare legge. La qualità della registrazione della prima demo non è eccelsa ma era così che si faceva allora: si suonava e si registrava praticamente in presa diretta, senza fronzoli e senza accorgimenti, perché ciò che contava erano l’attitudine e l’energia.
I suoni comunque non sono pessimi e le canzoni tratte dalla seconda demo (le prime due) sono anche più curate sotto questo aspetto, grazie alla produzione targata Grieghallen Studios, dai quali negli anni successivi usciranno molti capolavori del black metal norvegese. Malgrado abbiano un sound per molti aspetti simile, gli Amputation a mio giudizio stanno un gradino sopra rispetto ai loro “gemelli” Old Funeral: stessa rabbia primordiale ma più fantasia nel riffing, pezzi più strutturati e maturi ed un piglio oscuro e sinistro. Di gran lunga inferiori invece ad altre realtà più o meno coeve e dedite allo stesso genere o in larga misura assimilabili (come Morbid o Treblinka, per non parlare ovviamente dei Mayhem di “Deathcrush”), gli Amputation si sono comunque guadagnati la loro nota a pié di pagina nel grande libro del metallo estremo ed un ascolto di queste loro canzoni non è in ogni caso tempo sprecato.