Negli ultimi tempi la definizione di underground ha assunto un sempre più ampio significato, quasi neutrale, indicando un crescente numero di generi e band che effettivamente di underground, nel senso stretto del termine, hanno davvero ben poco. Per gli amanti della sacra fiamma nera e del caprone come noi, underground continua a rappresentare tutto ciò che brucia negli inferi e che mai vedrà la luce, anche se all’interno di questo cerchio possiamo trovare gruppi di tutto rispetto, che non necessariamente usufruiscono di produzioni infime o suonano con tecnica approssimativa. I Czort, combo polacco formatosi nel 2016, incarnano bene l’essenza dell’underground in questo maledetto 2020. Con “Apostoł”, secondo lavoro sulla lunga distanza, i Czort ci regalano un disco che rappresenta ciò che l’underground può essere: un disco di nicchia, colmo di cattiveria e negatività, ma che potrebbe essere stato edito da un’etichetta più blasonata, pronta a far fare il salto nel gran mercato a una band che ha tutte le carte in regola per sfondare, grazie alla performance senza sbavature, a una buona produzione e ad un attento songwriting, in equilibrio tra passaggi melodici e brutali. Oggi l’underground può essere definito così: una sorta di serie B, dove moltissime squadre lottano per fare il salto nella serie A e dire la loro, riuscendoci solo in rari casi, spesso restando nei meandri più loschi di una lega inferiore. Noi come webzine di sicuro sosteniamo questi meandri più oscuri, dove la genuinità della proposta di una band prevale rispetto al dovere di soddisfare esigenze contrattuali. Un demone con corna, zoccoli, una coda magra e la faccia da maiale, ecco cosa è Czort (o meglio Chort) nella mitologia slava, un ottimo biglietto da visita per chi si approccia alla band: a tutta prima potremmo supporre suoni zanzarosi, blast beat fulminanti e scream vocals incomprensibili, ma ci sbaglieremmo di grosso.
I polacchi con “Apostoł” violentano il nostro fidato impianto stereo con quasi cinquanta minuti di black metal dalle fortissime tendenze death, sporcato però da un riffing thrash sempre presente, affilato come una lama. Otto brani epici e articolati, dove si spazia tra up e midtempos, senza che l’acceleratore venga mai premuto sino alla fine, mettendo da parte le sferzate blast a favore di un groove spesso ipnotico, quasi progressivo, che entrerà in testa minuto dopo minuto sino a rendere indispensabile, una volta terminato l’ascolto del disco, un immediato riascolto (o anche più di uno). Ciò che caratterizza “Apostoł” è una quantità smodata di riff infernali, carichi di oscurità e melodia drammatica, che difficilmente lasceranno indifferenti, creando una complessità ma al contempo una longevità d’ascolto che solamente chi è dentro il genere saprà effettivamente apprezzare. Il disco è equamente diviso tra mid tempos e brani più veloci dalle ritmiche molto heavy, dove i riff circolari e ripetuti a oltranza la fanno da padrone e i Czort non danno all’ascoltatore tempo di riflettere, attaccando subito con un missile come “Manicheistyczny Dualizm Wszechświata”, pezzo più tirato del disco, al quale segue la cadenzata “Schody Podświadomości”, che mettono subito le cose in chiaro in merito ai binari sui quali correrà tutto il platter, ovvero il costante alternarsi di momenti diretti come pugni in pieno volto ad altrettanti più marziali e rarefatti, pregni di odio e negatività ma sempre estremamente studiati e ragionati.
Ciò che accomuna queste due facce della stessa medaglia è la classe con la quale la band esegue ogni singola nota che, grazie anche a una prestazione vocale di spessore, riesce a far emergere il lato più dark di ogni singola composizione. Nessun momento di stanca, ma è proprio quando la band suona i pezzi più heavy come “Narodziny Końca”, oppure il capolavoro assoluto “Manifest Niepodległej Woli”, per non parlare della sassata finale “W Sercu Chaosu” o della più groovy “Grając W Szachy Z Diabłem”, che “Apostoł” si fa amare e scoprire lentamente, come una donna timida e un po’ vanitosa. Non sappiamo ancora se questa sarà una delle migliori release/sorprese di questo dannato 2020 ma abbiamo a che fare con un disco totale, epico, che una volta messo sul piatto difficilmente lascerà spazio ad altro per molto tempo. La qualità espressa dal gruppo polacco al solo secondo disco in studio è esemplare e rappresenta un monito per tutte le band che sognano di diventare grandi, ricordando che è meglio, a volte, essere qualcuno nella serie B, o underground in senso stretto, che meteora insignificante tra i grandi nomi.