Il connubio tra black metal e tematiche fantasy, si sa, è sempre stato molto forte, fin dalle origini di quella che oggi tutti quanti conosciamo come “second wave”: gli esempi si sprecano, dagli Immortal ai Bal-Sagoth, per non parlare delle innumerevoli band che hanno tratto nomi e liriche dalle opere di Tolkien. Ne sanno qualcosa gli inglesi Orcrypt, che proprio al grande scrittore britannico hanno reso omaggio con la loro prima demo e il loro primo full length (“The Mirkwood Massacre” e “Mercenaries Of Mordor”, pubblicati rispettivamente nel 2010 e nel 2015), per poi scomparire nell’ombra, proprio come una creatura di Khazad-Dûm, fino a quando, circa cinque anni più tardi, il batterista e bassista Ugluk, unico membro superstite della line up originaria, non ha deciso di riattivare il progetto, reclutando il chitarrista Sammael ed il cantante JRR Martin (come vedete, tra “Lord Of The Rings” e “Game Of Thrones”, le citazioni si sprecano). Ed eccoci così arrivati a questo nuovissimo “Ballrog & Roll”, loro seconda fatica sulla lunga distanza, che esce per l’inglese Death To Music Productions e segna un lieve cambiamento a livello lirico, con un focus meno incentrato su argomenti tolkeniani e più vicino invece al mondo di Gary Gygax e teso ad esplorare gli aspetti più oscuri dell’universo dei giochi di ruolo.
Ma sempre di fantasy si tratta: ambientazioni medievali, maghi astuti, prodi cavalieri, mostri sanguinari, orchi in cerca di prede, foreste incantate e cose così; come spiega lo stesso JRR Martin: “Dungeons & Dragons è pieno di oscurità, corruzione e male. In definitiva, per molte persone, il fascino di Dungeons & Dragons unito al black metal è che dà l’opportunità di creare fantasie di potere, una sorta di rilascio catartico che permette di entrare in contatto con qualcosa di profondo, oscuro e primordiale. Abbiamo cercato di unire le due cose”. Definito il substrato testuale, cosa ci potrà riservare dal punto di vista squisitamente musicale un album con un titolo del genere? “Ballrog & Roll” non offre particolari sorprese e ci concede esattamente quello che ci si potrebbe aspettare, ovvero una quarantina di minuti di black metal dal sapore old school, giocato quasi esclusivamente su tempi medi, condito da una registrazione low-fi (ma nemmeno troppo) e saldamente ancorato ai primi anni novanta, che, nella sua tetragona devozione alla lezione dei vecchi maestri, riesce comunque a risultare sufficientemente dinamico, grazie a qualche spunto epico, a qualche apertura melodica più accentuata qua e là e a qualche sprazzo heavy più classico.
Variazioni sul tema che, per la verità, avrebbero potuto essere anche più insistite: il risultato finale a mio giudizio ne avrebbe tratto giovamento. Siamo in ogni caso al cospetto di un album gradevole, che strizza l’occhio all’ascoltatore con la giusta dose di ironia, quel tanto che basta per non scivolare sul pendio di un’eccessiva seriosità, che l’avrebbe reso involontariamente ridicolo. Ad ogni modo canzoni come l’opener “Beholder”, la feroce “Hexblade”, le più cadenzate “Flight Of The Dracolith” e “I,Mindflayer”, e la sgarbata “Dice And Damnation” (vero picco del disco), con i loro espliciti riferimenti a Darkthrone e Gorgoroth (ma anche ai Venom e pure agli Immortal di “At The Heart Of Winter”, almeno nei frangenti più lanciati ed epici), potrebbero essere l’accompagnamento ideale per una serata a base di alcol, tabelloni, caselle, dadi e figurine, nel magico mondo dei giochi di ruolo. In definitiva “Ballrog & Roll” è un buon lavoro, che non rivoluzionerà nulla ma ci consegna una band piuttosto in forma e consapevole dei propri mezzi. Ascolto comunque consigliato.