Cosa aspettarsi da un gruppo che ha una lametta in bella mostra nel proprio logo e da un disco con un titolo simile ed una copertina che raffigura la soglia di una stanza oscura, con un simpatico cappio penzolante? Ovviamente non buoni sentimenti e gioia di vivere ma una colata spessa e ruvida di (in)sano depressive black metal, di quello più classico e tradizionale, senza particolari sperimentazioni post-qualcosa e senza contaminazioni di altra natura. Questo è ciò che suonano i Griverion, giovane duo italiano formato dal factotum SadoMaster, impegnato anche nei Ghostly Aerie Coven, e dal batterista Gibil, ed è ciò che probabilmente continueranno a suonare anche in futuro, senza particolari variazioni sul tema, come lo stesso SadoMaster ha avuto modo di spiegarci in una recente intervista, nella quale ha chiarito anche i temi dominanti del disco: “la depressione è inevitabilmente uno dei motori che dà il via sia alle composizioni strumentali che ai testi (…). Questi si concentrano sulla fine della vita (…), sia a livello mentale che fisico, e nello specifico soprattutto mentale, perché ritengo questo genere di morte ben più dolorosa rispetto alla morte del corpo”. Musicalmente, e anche per quanto riguarda l’interpretazione vocale, “The Call Of The Noose” è un album monolitico, che pesca a piene mani dalla tradizione del black metal di matrice depressiva, che vanta ormai una storia pressoché ventennale, rifacendosi in maniera esplicita a gruppi come Abyssic Hate e Nocturnal Depression, tentando di riproporre, con alterne fortune, le atmosfere colme di disperato nichilismo dei primi e quelle più notturne e morbosamente romantiche dei secondi.
Se c’è un disco al quale questo esordio sulla lunga distanza dei Griverion paga dazio più che a qualunque altro è però sicuramente “Songs To Leave” dei Forgotten Tomb, lavoro “di culto” del 2002 che, insieme ai primi dischi degli Shining, all’esordio del già citato Abyssic Hate e al debutto dei folli Silencer, contribuì a delineare le coordinate stilistiche del genere. Non è interesse dei Griverion quindi inventare qualcosa di nuovo (ma d’altra parte è davvero possibile nell’ambito di una corrente così inflazionata?) quanto piuttosto dare libero sfogo alle emozioni negative e alle pulsioni suicide, forse con un intento liberatorio e catartico. E sotto questo punto di vista possiamo dire che l’obiettivo è raggiunto perché dalle canzoni contenute in questo album, per quanto prevedibili nel loro sviluppo e a tratti perfino stereotipate, sembra comunque trasudare una disperazione autentica, non preconfezionata, frutto evidentemente di esperienze personali sofferte.
È il caso ad esempio di “Lucente Ululato (1999-2016)”, a mio giudizio l’episodio migliore del lotto e unico brano cantato in lingua madre, dedicato ad una persona importante per il leader del progetto, prematuramente scomparsa: una canzone semplice ma dannatamente efficace, retta da una melodia straziante ed ossessiva che accompagna benissimo le liriche. Nella parte centrale del disco del resto si concentrano le cose più apprezzabili. Oltre alla song appena citata infatti, gli altri due picchi compositivi sono rappresentati da “Journey To Sadness And Beyond” e dalla seguente “Void Paranoia (The Noose Is Calling)”: la prima è una canzone oscura e soffocante, un bell’esempio di depressive black metal puro ed incontaminato; la seconda si muove sui medesimi binari per aprirsi poi nel finale ad un giro di tastiere davvero triste ed ipnotico.
A parte queste canzoni, che risultano particolarmente riuscite, i restanti brani si offrono all’ascoltatore nella loro disarmante adesione ai canoni del sottogenere prescelto, restando tuttavia focalizzati su un buon guitar riffing, che non eccede troppo nella ripetizione ad libitum di arpeggi e melodie (insomma non siamo proprio dalle parti di realtà come Hypothermia o Make A Change… Kill Yourself), pur facendo della circolarità uno dei suoi tratti salienti e caratterizzanti. Questo è quanto: “The Call Of The Noose” è un disco che mantiene le proprie promesse ed i cui limiti sono compensati da una soddisfacente sensazione di genuinità. Se amate perdervi nella nebbia e nel grigiore, qui potrete trovare una colonna sonora adeguata ai vostri pensieri più cupi e malinconici.