Facciamo un salto nell’underground svedese più profondo, marcio, cattivo ed oscuro e andiamo a scoprire queste due band, Monstraat e Hinsides, che uniscono le forze in questo breve split, pubblicato in formato 12” e in edizione limitata a sole duecento copie dalla connazionale Shadow Records, piccola etichetta specializzata in questo genere di nefandezze sonore. I Monstraat sono un duo capeggiato dal factotum J.L., al quale si è unito da diversi anni J.M., già nei Malign e per qualche tempo batterista dei Lifelover.
Nonostante sia sulla scena da circa un ventennio ed abbia alle spalle già due lavori sulla lunga distanza (l’omonimo debutto del 2013 ed il successivo “Scythe & Sceptre” del 2017), il gruppo è sempre rimasto nell’ombra più umida delle catacombe ed infatti è davvero poco conosciuto, se non dai più fedeli cultori della scena black made in Sweden.
I due pezzi inediti qui presenti sono altrettante schegge di black metal violento e sadico, che uniscono come da tradizione la ferocia sonora ad atmosfere cupe e desolanti, regalando le consuete emozioni a chi mastica il genere ormai da lungo tempo, senza particolari sussulti compositivi ma anche senza clamorose cadute di tono: classico cold harsh black metal, sulla scia di gruppi come Pest, Urgehal, Armagedda e Taake, per rendere l’idea; il tutto condito da una buona dose di crudezza in fase di registrazione.
Non sono da meno i connazionali Hinsides, che segnano il loro debutto assoluto con i due brani presenti in questo split. La band è un progetto nuovo di zecca di MA degli Ultra Silvam, dei quali abbiamo recensito su queste pagine virtuali il discreto esordio sulla lunga distanza “The Spearwound Salvation”, uscito nel 2019. Gli Hinsides scelgono lo svedese per i testi, a differenza dei loro compagni di split che hanno invece optato per l’inglese, ma dal punto di vista musicale non si discostano poi molto dalla proposta dei Monstraat ed anche da quella della band madre di cui sono una costola: black metal selvaggio, costruito su riff al fulmicotone e sezione ritmica vertiginosa, che tuttavia tende più a soluzioni melodiche, specie nei ritornelli, a spezzare un po’ l’andamento furibondo e serrato che diversamente sarebbe forse risultato eccessivamente monocorde.
Siamo di fronte ad un’uscita breve ad opera di due band che non dimostrano di avere alcun interesse ad uscire dalla dimensione underground nella quale presumibilmente vogliono continuare ad operare; un’opera destinata quasi esclusivamente ai maniaci del black metal più radicato nel passato ed ancorata ad un’attitudine fieramente tradizionalista, oppure ai collezionisti più incalliti, che non vogliono perdersi un’uscita che un domani, chissà, potrebbe anche diventare di culto. Certo, se siete alla ricerca di profondi stravolgimenti musicali e concettuali, allora potete tranquillamente dedicare il vostro tempo ad altro; se invece non disdegnate di sguazzare per poco più di un quarto d’ora nella follia più nera e nella sporcizia sonora, allora fatevi pure avanti perché non rimarrete delusi: nella speranza però che entrambi i gruppi possano offrirci qualcosa di più significativo con le loro prossime uscite.