Chi pensa che il Giappone sia esclusivamente fottuto sushi, grattacieli e porno pixellati deve redimersi e approcciarsi immediatamente agli Evil. Questi quattro teppisti dagli occhi a mandorla non solo vengono da Tokio, una delle metropoli più grandi e caotiche del dannato pianeta, ma sono giovanissimi e suonano come se fossero in pieni anni ottanta, fregandosene delle loro origini e di essere nati nell’epoca sbagliata. “Possessed By Evil”, loro secondo full length in quattro anni, è un concentrato di speed/thrash, con la ferocia tipica del black metal d’annata e con vocals che sembrano provenire da una cantina ammuffita: questi sono gli ingredienti che i nostri quattro delinquenti mescolano a dovere, ricavandone una pozione magica capace di farci tornare indietro nel tempo, quando l’outfit obbligatorio per essere accettati alla festa di gran galà era costituito da giubbotti in pelle, jeans talmente elasticizzati da farti uscire le palle dalla bocca, reebok pump, occhiali da sole anche di notte, occhi pittati, maglietta dei Sodom (o dei Venom, o dei Sarcofago) e magari qualche catena appesa al collo.
Una cartucciera lucida e cromata con dodici proiettili pronti a esplodere, per un totale di poco meno di quaranta minuti di metallo d’altri tempi, difficilmente qualificabile in modo univoco,per le diverse influenze vintage che la band riesce a esprimere in ogni singolo pezzo, mantenendo sempre un sound spartano e viscerale: un concentrato di adrenalina che non lascerebbe impassibile nemmeno un ottuagenario nell’ospizio (anche lui, appoggiandosi al deambulatore, tenterebbe di fare headbanging alla meno peggio).
Prendete un vecchio club di inizio anni novanta, di quelli che rimanevano praticamente sotto il livello della strada, senza uscite di sicurezza, l’odore di umidità e muffa, pieno di metallari brutti, sporchi e cattivi, riuniti lì per un unico motivo: fare un gran casino; ecco il gran galà del quale parlavamo.
Suonano bene gli Evil, riuscendo nell’ardua impresa di creare un disco con dodici pezzi praticamente tutti uguali ma che si lasciano ascoltare tutti senza skip. Qual è il segreto di questi bastardi denim and lather? Semplice, fare dell’old school il loro marchio di fabbrica, mettendoci però una buona dose di personalità.
Difficile pensare a mente lucida a quale possa essere effettivamente il valore aggiunto di questo disco rispetto ad un prodotto dello stesso genere ma, soffermandosi maggiormente sull’ascolto, (e lasciando da parte l’adrenalina provocata dal susseguirsi di riff taglienti e abrasivi di Bishamonten, che si incastrano alla perfezione con quelli di Asura, rievocando Slayer, Destruction, Exciter ma anche i Megadeth della prima ora), riusciremo ad apprezzare proprio il guitarwork, che marchia a fuoco il lavoro: da una parte è basato sull’impatto ma è innegabile la tecnica di questi ragazzi che, seppur ancora giovani e con tanta strada da fare, riescono a creare in ogni singolo brano atmosfere d’altri tempi, che risultano credibili e non una mero scimmiottamento dei tempi che furono.
Si potrebbe perfino pensare a una band della bay area, e non certo del paese del sol levante: le linee vocali sempre azzeccate di Asura infatti sono un micidiale mix tra thrash, punk e death,e il costante utilizzo di “Uh” a inizio o conclusione strofa ricorda l’Hetfield più anfetaminizzato.
La track list è un susseguirsi di bordate in your face ed è impossibile trovare un pezzo superiore a un altro, il che certifica quanto di buono è riuscita a fare la band soltanto al secondo disco: è vero che il mercato è davvero saturo di dischi di questo tipo ma“Possessed By Evil” è una delle migliori uscite del genere negli ultimi anni perché, a differenza della concorrenza, risulta fresco e coerente con i suoni che furono senza appiattirsi sullo spudorato scopiazzamento delle band del passato.