Nei più reconditi recessi dell’underground estremo tricolore abbiamo scovato Feretri, progetto solista proveniente da Palermo, dietro al quale si nasconde Snor Flade, ex membro degli altrettanto oscuri Ortro. La one man band in questione è attiva dal 2014 ed ha già alle spalle una nutrita serie di pubblicazioni (ep e split autoprodotti, nel rigoroso rispetto della più ortodossa tradizione “do it yourself”): il nostro rivendica la necessità di comporre e suonare in solitaria, senza condizionamenti di alcun tipo, e concepisce il proprio progetto come una forma di sfogo personale, la cui musica è in primis una sorta di “archivio di memorie”, destinato al massimo ad un numero assai ristretto di ascoltatori; il che gli consente tra l’altro di spaziare senza particolari fisime e preclusioni attraverso vari territori sonori. Una varietà stilistica che si evidenzia anche in questo ultimo parto della creatura Feretri: “The Priests Of Chaos” infatti galleggia tra le onde di un black metal abbastanza classico nella sua essenza scarna, nervosa e lineare, ma si lascia volentieri influenzare da diversi altri generi, riuscendo ad ottenere un amalgama piuttosto coeso nonostante il suo minutaggio contenuto.
Si notano così le reminiscenze bathoryane e darkthroniane di brani come l’opener “The Dream Of The Priest Of Chaos” e “Misanthropic Astral Realm”, che coniugano un andamento simil-punkettoso a stacchi decisamente più cupi ed oscuri; così come le piacevoli contaminazioni heavy/doom di “Sub-Human Contamination” e “…And Death For All”, brani caratterizzati da un riffing decisamente roccioso e muscolare, sempre imbastardito da un black metal basico e tradizionale, che sembra strizzare l’occhio più alle origini del genere piuttosto che alla seconda ondata norvegese: la seconda delle due canzoni da ultimo citate in particolare ha un piglio iniziale da pseudo-ballad cimiteriale, che me l’ha fatta apprezzare fin dal primo ascolto. Ed è proprio questo feeling a rappresentare probabilmente la cifra compositiva più rilevante dell’intero lavoro: un feeling da film horror di serie b e decisamente rituale, che a volte sconfina in un approccio ritmico quasi tribale e che mi ha fatto istintivamente accostare questo ep alla scuola del metal occulto italiano (e, se vogliamo, anche greco).
Vi sono anche elementi rumoristici che costellano qua e là le canzoni: nella conclusiva “In The Deep Of Noseremo” (Noseremo è una sorta di regno su un altro pianeta, frutto della fantasia dell’autore) queste influenze vengono fuori in maniera preponderante, tra suggestioni dark ambient alla Neptune Towers e deliri harsh/noise, a completare quel quadro di variazioni stilistiche di cui si parlava poc’anzi, al quale fa da contraltare una certa varietà lirica, con tematiche comunque in prevalenza di derivazione esoterica. Un bel minestrone quindi, che personalmente ho trovato molto saporito ed ho preferito ai troppi lavori eccessivamente standardizzati e poco personali che da sempre invadono il sottobosco underground. Vi consiglio quindi di dargli un ascolto (in edizione fisica sarà limitato a sole trenta copie): “The Priests Of Chaos” potrebbe avere tutte le carte in regola per diventare un piccolo disco “di culto”.