I Vollmond (in tedesco “luna piena”) sono un trio italiano che vede coinvolti membri di realtà quali Blaze Of Sorrow, Impious Vesper, Apathia e Einsamtod e che giunge con questo interessante “Wolves In Turmoil” al fatidico traguardo della terza fatica sulla lunga distanza. Siamo di fronte ad un album assolutamente professionale, che non a caso vede la luce sotto l’egida di un’etichetta prestigiosa come la francese Drakkar Productions: a questa confezione accattivante fa da contraltare una proposta musicale che si sostanzia in un black metal ad un tempo granitico e sinistro ma dalle molte sfumature che si innestano in una struttura organica e coerente. L’album riesce infatti sia ad essere decisamente coeso nel suo insieme, tanto da poter perfino essere definito come un blocco monolitico in diversi capitoli, sia a lasciar trasparire diverse influenze, che restano sottotraccia ma emergono in maniera più decisa qua e là, conferendo all’insieme l’aspetto di un caleidoscopio sinistro, comunque sempre plumbeo e rigorosamente tinto di nero. Ecco allora venire in superficie pallidi sussulti atmosferici, che in qualche misura rimandano proprio ai Blaze Of Sorrow (di cui abbiamo parlato su queste pagine virtuali in occasione dell’uscita dell’ottimo “Absentia”: e questo certamente non deve stupire, considerato che Peter è il principale compositore di entrambi i progetti in questione), così come un certo sapore heavy/doom che innerva il riffing, rendendolo a tratti piuttosto paludoso e massiccio (ne è un esempio, tra l’altro, la parte iniziale di “Obedience Master”).
Allo stesso modo emerge qualche reminiscenza epic dal retrogusto folkeggiante (ad esempio nella sezione conclusiva dell’opener e title track, oppure nella parte centrale acustica di “The Torment Of Repulsion”) e perfino una certa indole recitativa e teatrale, vagamente alla Arcturus, per quanto riguarda il cantato (e mi riferisco alle strofe iniziali di “Of Spiritual Oblivion”).
Si tratta di spunti compositivi ed esecutivi assai apprezzabili, che rendono il lavoro dinamico e vanno ad inserirsi nel quadro di un disco che per il resto si dipana lungo tutta la sua durata con grande compattezza ed uniformità, sempre in bilico tra distorsioni sulfuree ed aperture più melodiche, che rendono il sound nel complesso più arioso, smorzando solo in parte la sensazione di cupa oppressione da cui l’ascoltatore viene comunque catturato in maniera inesorabile. L’esperienza dei musicisti coinvolti nel progetto garantisce un buon standard qualitativo, che si accompagna ad un certa smaliziata capacità di costruire arrangiamenti efficaci nel toccare le corde emotive di colui che ascolta.
A questo si aggiunge una produzione di categoria decisamente superiore alla media dei prodotti underground di questo tipo, capace di conservare la giusta dose di ruvidezza, equilibrando però bene la voce e il suono di tutti gli strumenti: una certa levigatezza in fase di registrazione che esalta ancor di più l’ossessiva profondità e l’andamento dolente e malinconico di alcuni passaggi. In definitiva “Wolves In Turmoil” potrebbe soddisfare il palato di diversi fruitori di black metal: sia quelli più legati ad un sound muscolare, notturno e lugubre, diciamo più legato alla tradizione classica, sia coloro che non disdegnano perdersi nella nebbia fitta di sonorità meno scabrose e più atmosferiche. Ascolto decisamente consigliato.