Aethyrick – Apotheosis

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Gli Aethyrick sono una delle massime espressioni di quella nicchia del black metal di scuola finlandese che fa della malinconia al limite del depressivo il suo cavallo di battaglia. E se la scuola finnica enfatizza come sempre la melodia al servizio di velocità devastanti e brutalità, Gall ed Exile (i due membri della band) tengono fede alla virtù melodica, prediligendo però atmosfere meno violente a favore di quelle più rarefatte, e creano ambientazioni oscure e mistiche mai facili da digerire ma di indiscutibile fascino. Con “Apotheosis” si raggiunge il magico numero della terza uscita sulla lunga distanza in appena tre anni, segnando un netto passo in avanti per quanto riguarda la maturazione compositiva: i nostri ci regalano sei tracce lunghe e articolate, ricche di cambi tempo e atmosfere, che difficilmente deluderanno anche il più pretenzioso appassionato di black metal. Sia chiaro, la formula è sempre la stessa, ma la prima cosa che emerge da un ascolto complesso come “Apotheosis” è che nulla viene lasciato al caso: pertanto aspettatevi un grande guitar work, tastiere che riescono a trasportarvi in mondi mistici, vocals dall’oltretomba con una produzione che è a tutti gli effetti underground ma si fa apprezzare grazie ai suoi connotati sognanti, che enfatizzato le tastiere così come le trame di chitarra in tremolo sulle note più alte. Il duo non si risparmia e crea un passaggio temporale fatto di atmosfere che riusciranno a trasportarci in mondi sognanti ma non per questo idilliaci, perché dal sogno all’incubo il passo è davvero molto breve.

“The Starlit Altar” è la classica opener che funge da manifesto dell’intero disco, non solo il brano più lungo del lotto ma anche un missile malinconico e atmosferico che non fa prigionieri; tanti cambi di tempo, con le chitarre che ci calano direttamente negli inferi e, secondo dopo secondo, tracciano un lavoro mostruoso, tra tremolo e arpeggi distorti.

È però con “Flesh Once Divided” che il combo ci sbatte in faccia il primo vero gioiello del disco, autentica black metal song dove potenza, groove, velocità e melodia vengono messi a disposizione dell’ascoltatore. In questo brano viene riassunto tutto ciò che può essere il metal estremo come viene inteso nella terra dei mille laghi, in soli sei minuti. Non si inventano nulla gli Aethyrick ma giocano di furbizia, creando un disco totalmente coerente con quanto espresso dalla band nei lavori precedenti, migliorandosi ma rimanendo fermamente ancorati al mondo più totalmente underground.

E se da una parte questo è assolutamente un pregio ammirevole, di sicuro con sonorità più cristalline questo disco avrebbe valorizzato pezzi come la bellissima “In Blood Wisdom”, basata su un grandioso riffing, che viene però smorzato dai suoni non propriamente potenti delle chitarre, spesso in secondo piano rispetto alle tastiere e alle vocals. Ma non preoccupatevi, la qualità delle song in “Apotheosis” è così alta che i “difetti” passano in secondo piano, e a ribadirlo in chiusura ci pensa “Path Of Ordeal”, ennesima gemma mistica e maledetta che, tra un cambio di tempo e l’altro, blastate e rallentamenti, ci porta alla conclusione di un disco che effettivamente ai primi ascolti risulterà intricato, ostico, quasi anacronistico, ma lentamente riuscirà a regalarvi emozioni d’altri tempi. Difficile dare un giudizio totalmente oggettivo, in quanto la forte componente atmosferica può giocare un ruolo diverso in base allo stato d’animo dell’ascoltatore, ma siamo davanti a un disco di innegabile qualità complessiva. Un lavoro non per tutti ma per chi non si accontenta delle classiche sfuriate estreme; qui la classe è fuori dal comune, e continuando di questo passo gli Aethyrick ci regaleranno ancora emozioni, di quelle forti.