Ed eccoci di nuovo a parlare dei Malauriu, ensemble siciliano che abbiamo ormai imparato a conoscere sulle nostre pagine virtuali e che negli ultimi anni si sta rivelando decisamente attivo, con una serie di uscite nei più vari formati (ep, demo, split), come da tradizione underground, prediligendo lavori dal minutaggio breve, forse per dare maggiore incisività ad un assalto a base di black metal old school e necrotico, genere prediletto dai nostri e loro riconoscibile marchio di fabbrica. Anche i due pezzi presenti in questo nuovo lavoro, intitolato semplicemente Promo 2021“”, che esce per il momento in digitale (personalmente auspico una pubblicazione fisica in edizione limitata, che credo non tarderà ad arrivare), non sfuggono a questa costante. La band capitanata dal chitarrista Schizoid sicuramente si inserisce nell’ambito della scena metal estrema dell’isola, che tutti abbiamo apprezzato, specialmente nella seconda metà degli anni novanta, ma si mantiene fedele ad un approccio classico, probabilmente meno peculiare rispetto a quello di altre realtà provenienti dalla stessa regione ma comunque caratterizzato da un certo piglio occulto e da atmosfere oscure e cimiteriali, che in questo caso si esprimono attraverso ritmi più cadenzati, direi perfino con vaghe suggestioni death e doomeggianti, facendo della pesantezza catacombale (piuttosto che dell’assalto distruttivo) la loro arma migliore.
Il black metal dei Malauriu è brutale, grezzo e dà l’idea di una registrazione “in presa diretta”, sia per quanto riguarda la composizione sia per quanto riguarda il sound, che conserva quel tocco artigianale e quella sporcizia da cantina (con tutto ciò che ne consegue: fruscii, riverberi e quel bel sudiciume di fondo), senza però abbandonarsi mai alla cacofonia fine a sé stessa.
I Malauriu sembrano avere ben presente la lezione di gente come Celtic Frost e Beherit e penso che forse mai come in questa occasione si possa affermare che questo genere di influenze emerga prepotentemente nella loro musica: “Summon And Conjure” è un mid tempo catacombale caratterizzato da un riffing crudo ed essenziale e da percussioni schiacciasassi, mentre la successiva “Clinking Bones”, con il suo andamento trascinato e polveroso da nenia catacombale (che solo verso la fine si lascia andare ad una sfuriata più violenta) è a mio avviso semplicemente uno dei migliori brani finora scritti dai nostri demoni della Trinacria. Lo screaming probabilmente non brilla per espressività ma con il suo timbro piuttosto cavernoso si sposa bene con le atmosfere cupe ed ossessive evocate dagli strumenti. In definitiva i Malauriu confermano con queste due canzoni il loro status di interessante band underground e l’ascolto è senz’altro consigliato ai die hard fans del black metal, e in generale del metal estremo, più viscerale e ruspante.