Sporchi, cattivi ed incazzati, ecco tornare alla carica i siciliani Krigere Wolf con questo ep nuovo di zecca, che viene pubblicato in formato vinile 10” e in edizione limitata per la Black Ritval Records e segue a circa due anni di distanza il precedente “Eternal Holocaust”. La band di Catania, che ora è un classico power trio, in quanto al bassista Rick Costantino e al chitarrista e cantante Salvatore Leonardi si è aggiunto il batterista Salvatore Martino Testa, sceglie ancora una volta un’uscita di breve durata per esprimere al meglio la propria aggressività e la propria urgenza assassina ma modifica leggermente le coordinate stilistiche della propria proposta, che resta pur sempre improntata all’attacco frontale e all’impatto guerrafondaio. Se infatti nel precedente ep si potevano apprezzare influenze più legate a certo black metal melodico di scuola Dissection, unite a reminiscenze più classicamente heavy metal, in quest’occasione il focus vira su un sound più speed/thrasheggiante, ma sempre tinto di nero, che può rimandare a gente come Aura Noir, Bonehunter e Bewitched, oltre che ai numi tutelari Bathory, senza però tralasciare un certo piglio melodico, che rimane comunque ben presente nella musica dei nostri e in questo caso sembra strizzare maggiormente l’occhio a soluzioni vicine a certo death svedese: il risultato finale è questa manciata di pezzi selvaggi e furiosi, ma al tempo stesso curati negli arrangiamenti e nella forma espressiva e graziati da una produzione particolarmente azzeccata, ad opera di Magnus “Devo” Andersson (ex Marduk); il che è ciò che conta, al di là delle classificazioni e delle definizioni, sempre opinabili.
Dopo una breve intro classica dal sapore epico, con tastiere in sottofondo, gracchiare di corvi e rumore di spade che cozzano, la title track parte sparata a mille e chiarisce immediatamente dove il gruppo voglia andare a parare con un riff thrash oriented nella strofa, un ritornello più black ed uno screaming abrasivo e furente, forse leggermente monocorde ma certamente adatto alla proposta della band. E queste sono in sostanza le caratteristiche di tutto l’ep, che si dipana veloce e funesto tenendo fede alle proprie coordinate stilistiche di base, senza farci mancare qualche fulmineo assolo tipicamente anni ottanta (di quelli che noi scribacchini amiamo definire “slayeriani”). Menzione particolare per “Under The Rays Of The Black Sun”, brano che davvero non fa prigionieri, autentica badilata in pieno volto che si guadagna, a mio avviso, la palma di miglior episodio del lotto, e per la conclusiva “Wolves In The Throne Of Death”, l’unico pezzo nel quale il ritmo cala relativamente ed emergono con maggior convinzione atmosfere cupe e sulfuree, oltre che qualche influenza riconducibile direttamente alla così detta “prima ondata” black, sempre però con il taglio feroce e sanguigno che rappresenta la cifra essenziale di questo lavoro.
I Krigere Wolf riescono a coniugare in maniera apprezzabile la violenza con la capacità di costruire canzoni ben strutturate e coerenti, trovando un denominatore comune a tutte le loro influenze, nel quadro di un’opera di durata contenuta, che favorisce la concentrazione delle idee e non stanca nemmeno per un secondo. Ulteriore conferma del ribollire della scena siciliana e tassello da non trascurare nella carriera dell’ensemble nostrano, che a questo punto può considerarsi uno dei più credibili interpreti di questo specifico sottogenere nella penisola.