Il formato split è sempre stato prediletto nell’underground in quanto richiede meno impegno a livello di tempo e denaro e consente di unire le forze, presentando al pubblico sia realtà emergenti che già affermate, spaziando anche tra diverse sonorità, pur nell’ambito di generi affini. È proprio il caso di questo split a tre, pubblicato dalla piccola etichetta italiana Decibel Productions, che vede coinvolti i nostrani Malvento e Malauriu e gli Abigail (“the most evil band in Japan”, secondo la definizione del folle cantante Yasuyuki Suzuki) e si presenta con una bella copertina dal gusto vintage, opera di Welt (Yama Tattoo), che ha collaborato, tra gli altri, con At The Gates, Goblin e Venom Inc.
L’onere e l’onore di aprire le danze spetta ai napoletani Malvento, band in pista dal lontano 1996 con all’attivo quattro album ed una serie abbastanza nutrita di uscite minori, che certamente i cultori dell’underground estremo tricolore già conosceranno grazie al loro black metal tradizionale, cupo e soffocante, talvolta sporcato da reminiscenze thrash old school.
I due pezzi qui presenti, che seguono un’intro inquietante dove possiamo sentire strane invocazioni religiose, non fanno che confermare questa impostazione stilistica: sia “Signore Del Deserto” che “Nel Seme Il Germe” sono puro, asfissiante e claustrofobico black metal primi anni novanta, alla Mayhem per intenderci, senza fronzoli od orpelli di nessun genere e con un buon tiro; la prima più cadenzata, limacciosa e sulfurea, la seconda più scorbutica e “in your face”.
È quindi la volta dei pazzi amici del Sol Levante, che probabilmente detengono il record per quanto riguarda il numero di uscite nei più vari formati, considerata la loro discografia pressoché sterminata (se la giocano con i Nunslaughter e con pochi altri): fatto sta che è dal 1992 che ci triturano i padiglioni auricolari a colpi di black/thrash sanguigno, sulla scia di Venom e primi Sodom, a base di birra, satana e gnocca; un genere (assolutamente non nuovo) che loro stessi hanno ribattezzato “street metal” e di cui comunque, dopo tanti anni, sono tra gli alfieri più integerrimi e ortodossi.
E quindi cosa possiamo mai aspettarci da questi due brani? Ma ovviamente nient’altro che maleducazione, arroganza, riff e assoli fulminei al limite dello speed (anzi, oltre il limite!), batteria che pesta furiosa e un piglioiracondo, becero, ignorante e politicamente scorretto. “Gods Of Khaos Endless War” (che in effetti ricorda un po’ “Armageddon Death Squad” degli Impaled Nazarene) e “Bloody Your Lovely Pussy” sono due canzoni degli Abigail in tutto e per tutto: delicatissime, come da tradizione.
La chiusura spetta ai siciliani Malauriu, ensemble che abbiamo imparato a conoscere sulle nostre pagine virtuali e che negli ultimi anni si sta dimostrando molto attivo con una serie numericamente importante di pubblicazioni, tra ep, demo, split e compilation. Le due canzoni qui presenti (più un’outro non particolarmente significativa) ribadiscono l’approccio della band, che si rifà ad un black metal primordiale, influenzato soprattutto dalla così detta prima ondata, e conserva un piglio occulto ed atmosfere cavernose e catacombali. In quest’occasione però il gruppo dà sfogo al proprio lato più selvaggio, lasciando fluire in maniera più evidente le influenze bathoryane da sempre presenti nella sua musica (“Evil Lust”) e proponendo una versione particolarmente feroce di “Distruttore”, pezzo della hardcore/punk rock band italiana Nerorgasmo (in effetti una delle più seminali per il nostro paese), caratterizzato da un testo adolescenzial-incazzato, che tutto sommato non stona nel contesto.
La produzione low-fi è quella che si può immaginare quando si ha a che fare con un lavoro di questo tipo: se è accettabile per una proposta black, pur variamente declinata come quella dei Malvento e dei Malauriu, finisce invece per penalizzare un po’, in termini di potenza esecutiva, gli Abigail; ma tanto sappiamo benissimo che Suzuki e compagni se ne fregano ampiamente e quindi ci facciamo andar bene un sound ruspante e casereccio. Concludendo, possiamo dire di essere di fronte ad un prodotto gradevole, che i maniaci dell’underground metal potranno trovare interessante, perché in effetti è rivolto esclusivamente a loro.