La Nuclear War Now! Productions continua imperterrita nella sua opera di riesumazione di vecchia roba, il più possibile marcia e becera, in linea con le uscite di un’etichetta che ha fatto dell’intransigenza sonora la sua bandiera. Un’opera meritoria perché ci permette di rispolverare (o di conoscere) lavori, magari minori, altrimenti destinati al dimenticatoio, che invece costituiscono patrimonio musicale di un certo periodo, di un certo genere o di una certa area geografica, la cui influenza si è poi fatta sentire in altre parti del mondo e si è riverberata nel corso dei decenni. Siamo in Brasile, a San Paolo, nel 1986, anno di nascita dei Genocídio, capitanati dal chitarrista Wanderley Perna: e questo già sarebbe sufficiente ad identificare un determinato sound perché poche scene sono state al tempo stesso così fertili ed immediatamente riconoscibili come quella carioca di quegli anni che, tra l’altro, ha probabilmente contribuito a gettare le basi, musicali ed iconografiche, per il black metal della così detta “seconda ondata”. Questo “The Grave” è in sostanza la ristampa del primo ep omonimo della band, originariamente pubblicato nel 1988 dalla Ultra Violence, arricchita da alcune versioni demo e live e da un libretto di ben trentasei pagine (contenente foto dell’epoca, come quella, assai sobria, riportata qui sotto: collezionisti, fatevi sotto!) e rappresenta una fedele testimonianza di quel particolare approccio al metal estremo che, partendo dalla fondamentale eredità dei Venom, stava subendo un’ulteriore intensificazione in termini di violenza e blasfemia proprio in terra brasiliana, grazie a gruppi seminali come Sepultura e Sarcofago, ma anche Sextrash, Vulcano e Holocausto: i Genocídio si inseriscono perfettamente in questo girone infernale e danno sfogo a tutta la loro rabbia giovanile, tra velocità maniacali e caotica cacofonia.
Anche se a quei tempi non ci si faceva troppe paturnie sulle definizioni ed era tutto un grande e ribollente calderone, possiamo dire che il suono dei nostri amici era comunque ben ancorato a quella che cominciava ad essere la scuola thrash, con rimandi evidenti, sia nella struttura dei pezzi che nel riffing serrato e tritaossa, a primi Sodom e Kreator su tutti, ma anche ai primi Metallica, ed un sacco di quegli assoli messi lì che a noi scribacchini piace definire fulminei e slayeriani: i Genocídio di loro ci mettono una voce più gutturale, che ogni tanto sfocia in urletti dal sapore speed, tanta energia e sudore e tantissima voglia di fare casino e di spaccare tutto.
L’ep vero e proprio risulta ancora oggi godibile (sugli scudi la terremotante “Bestial Vengeance”) mentre le versioni live e demo hanno una resa davvero approssimativa e sono un riempitivo da completisti che poco aggiunge alla sostanza della release ufficiale. A parte questo piccolo appunto ci possiamo godere anche nel 2021 questa manciata di canzoni oneste ed energetiche, retaggio di un passato che allunga le sue ombre mefitiche fino ai giorni nostri: provate ad ascoltarlo in macchina, a volume sostenuto, mentre sfrecciate con il braccio fuori dal finestrino tra le strade della città, e farete la vostra bella figura!