Parasite

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Abbiamo da poco recensito sul nostro portale “Hossarjo 3” dei Parasite, ensemble industrial black nostrano attivo da qualche tempo e giunto alla terza uscita. L’occasione era quindi propizia per scambiare qualche parola con loro e così abbiamo raggiunto i tre membri P., A, e B. che ci hanno raccontato qualcosa sul progetto e sull’universo che ruota attorno ad esso. Buona lettura e W GESU’!!!

Ragazzi, un saluto a voi e benvenuti sulle nostre pagine virtuali. Inizierei chiedendovi della genesi della creatura Parasite, degli intenti che stanno alla base del progetto e della scelta del nome, che non credo sia casuale…

A.: Come spesso accade, le intuizioni che stanno alla base del progetto nascono ben prima della sua fondazione. Ad ogni modo, i Parasite sono nati nel 2020 principalmente per mano di P., al quale si sono poi aggiunti B. e A. Per quanto riguarda il nome, riteniamo che il suo significato sia già abbastanza esplicativo, sia se considerato in senso letterale, sia se considerato in quello metaforico. Musicalmente la collaborazione è nata non tanto per una qualche sorta di unione d’intenti ben definita, bensì per sfruttare le particolari inclinazioni dei vari componenti allo scopo di dare corpo ad una precisa visione di partenza.

P.: Parasite non è solo un nome per noi, ma anche un paragone rappresentativo del nostro stato d’essere, atto a rappresentare come ci sentiamo nei confronti del mondo in cui siamo inglobati e costretti. Alla base della nostra creazione v’è senza dubbio la voglia di proporre una musica che ormai ritengo “d’altri tempi”, un black metal sporco, grezzo, e se vogliamo, mal registrato volontariamente, a cui accompagnare qualunque sfumatura di altro tipo di musica oscura ci baleni per la mente.

B.: Per me, alla base c’è la voglia di far rinascere un sotto genere dimenticato, erano molte le band simili a noi vent’anni fa, e l’industrial black metal si è sempre distinto come un ferace luogo dove trovano libero sfogo le sperimentazioni più non convenzionali e strane. Una estremizzazione di un genere estremo.

Come si è evoluta la vostra visione musicale e concettuale dalla prima demo “Chapitellö 1” fino all’ultima “Hossarjo 3”, passando per l’ep “Altarèe 2”? Tutti lavori usciti in un lasso di tempo abbastanza ravvicinato che quindi, suppongo, condividono almeno in parte il medesimo processo compositivo…

B.: Fondamentalmente sì, il processo compositivo di ognuno dei dischi è abbastanza simile. Con ogni probabilità ciò che ha fatto maggiormente la differenza, specialmente alla luce del fatto che il più del lavoro viene svolto individualmente, è il diverso apporto del singolo rispetto a ciascuna pubblicazione, che di volta in volta ha inciso in vario grado sul risultato finale.

P.: Il lasso di tempo ravvicinato tra le uscite è casuale, il nostro comporre è strettamente correlato a periodi di forte ispirazione, quando questi vengono meno preferiamo non dedicarci a nuove composizioni. A riprova di ciò i primi due lavori e parte del terzo, sono stati scritti nel giro di pochi giorni.

E già che ci siamo: perché questi titoli “strani”?

P.: Inizialmente l’idea era di chiamare i lavori semplicemente con un numero progressivo (idea comunque mantenuta). I titoli che definisci “strani” hanno un significato parodistico di luoghi sacri appartenenti al culto cristiano; allo stesso tempo, vogliamo prendere per il culo il black metal nordico e il fanatismo ignorante dei suoi fan più dementemente (neologismo che non mi dispiace, ndr) puristi, che sono devoti a titoli che non sanno pronunciare e dei quali non comprendono il significato. Il tutto va decodificato con ironia, anche se ci rendiamo conto che i titoli possono essere ammantati da un velo di occulto e sembrare una lingua arcaica.

Guardando copertine e foto e leggendo i titoli dei pezzi, mi sembra che l’immaginario dei Parasite coinvolga un atteggiamento dissacrante nei confronti della religione, per non dire esplicitamente blasfemo, con riferimenti al porno e alle droghe. Cosa potete dirmi in proposito?

A.: Ovviamente le nostre sonorità necessitano di un immaginario adeguato dal quale prendere forma, anche se stabilire quale dei due fattori incida di più sull’altro non è cosa facile a dirsi. L’intenzione di base è di mettere in campo gli aspetti più decadenti, degradanti, perversi, squallidi e miseri dell’umanità, e converrai che religione, pornografia e droga rappresentino in materia gli apici incontrastati nell’epoca contemporanea… in fondo si tratta basilarmente di una questione di coerenza, di dare all’insieme un certo tipo di armonia, per quanto forse non convenzionalmente intesa.

Come definireste la vostra musica e cosa intendete esprimere attraverso l’accostamento tra sonorità black ed influenze evidentemente industrial-elettroniche?

A.: A buon intenditor poche parole, la definizione di industrial black metal basta e avanza. In uno dei vari momenti di confronto che ci sono stati tra noi, tra i vari propositi è emerso quello di far cadere l’ascoltatore in uno stato psico-fisico di malessere, simile a quello che si sperimenta durante uno stato febbrile derivante da un’infezione batterica.

Ci sono alcuni gruppi che citereste come importanti punti di riferimento o fonte di ispirazione per la band?

P.: Tutti ascoltiamo/suoniamo questo genere ormai da anni, ne siamo influenzati a 360 gradi, quindi non possiamo dire di essere ispirati solo da determinati gruppi, ma da un intero scenario musicale ormai.

A.: L’industrial puro e le sue contaminazioni con il black metal o altri generi hanno capisaldi imprescindibili, esigui nel numero, ma ciò nonostante (o forse proprio per questo) ben noti a chiunque si sia mai accostato a determinati ambiti. Ripeterne per l’ennesima volta i nomi sarebbe quindi puramente superfluo. Ci limitiamo a constatare che siamo influenzati dai gruppi (non) summenzionati non meno che da altre fonti extra-musicali, a loro volta non meritevoli di citazione per vari altri motivi.

Se non sbaglio finora tutto il vostro materiale è autoprodotto. Ritenete che la dimensione “do it yourself” possa essere quella ideale per un progetto come Parasite o pensate che un diverso approccio possa comunque soddisfare le vostre esigenze espressive?

A.: Non solo riteniamo che la dimensione da te citata possa essere quella ideale per i Parasite ma la consideriamo in termini assoluti l’unica all’interno della quale possiamo muoverci. Non riusciamo neanche lontanamente ad immaginare un approccio diverso, né che chiunque altro possa mettere becco su un qualunque aspetto del progetto.

Avete mai pensato di esibirvi dal vivo? Come potrebbe essere una vostra performance live?

P.: No, siamo troppo vecchi ormai, anche se un live sarebbe una pedata sui coglioni per gli spettatori (in senso positivo!)

A.: Allo stato attuale delle cose non esistono i benché minimi presupposti affinché possa avverarsi una simile circostanza.

Cosa dobbiamo attenderci dai Parasite in futuro?

A.: Musicalmente? Difficile dirlo… nonostante la loro pessima reputazione a riguardo, i generi che trattiamo offrono un territorio insospettabilmente esteso in cui spaziare, quindi non è da escludere che in futuro la loro coesistenza all’interno di un ipotetico nuovo disco possa assumere proporzioni diverse da quelle presentate fin’ora.

P.: Nei prossimi mesi avremo l’onore di fare uno split con Nocratai, secondo me uno dei pionieri di questo genere in Italia e di grande ispirazione per quello che facciamo.

Volete raccontarci qualcosa sul (defunto?) progetto Phantazo e sui Brenvoliznepr?

A.: Ciò che possiamo raccontare su questo progetto (Brenvoliznepr, ndr) non è niente che non possiate già apprendere su metal-archives…

P.: Phantazo nacque tanto tempo fa con l’intento di essere quello che oggi sono i Parasite ma nel trascorso compositivo mutò in qualcosa di più atmosferico e alieno, pur mantenendo una vena industrial. Il progetto non rispecchia più ciò che voglio esprimere in musica oggi. Nonostante l’exploit di uscite degli ultimi anni, Phantazo ha cessato di esistere.

Bene, l’intervista termina qui. Lascio, come di consueto, a voi le parole conclusive…

P.: Grazie del tuo tempo e grazie per tenere in piedi questa webzine che persiste nel tempo!

A.: W GESU’!!!

B.: Grazie per lo spazio dedicatoci! A presto!