Oltre al Necronomicon, esiste un buon numero di pseudo-libri occulti che contribuiscono ad ammantare di realismo le storie di Howard Phillips Lovecraft. Il Libro di Eibon è uno di questi e viene menzionato in svariati racconti, tra i quali “Il diario di Alonzo Typer”, “L’abitatore del buio”, “L’orrore nel museo”, “I sogni della casa stregata” ed altri. Eibon, noto come “l’Insondabile”, era il più potente stregone iperboreo e si potrebbero raccontare diverse cose interessanti sul suo conto ma vi invitiamo a scoprirne di più leggendo il solitario di Providence: noi qui ci occupiamo di black metal e la premessa era necessaria per introdurre il full lenght di debutto dei greci Cult Of Eibon, che si sono fatti desiderare per qualche tempo, dopo l’accattivante ep “Lycan Twilight Sorcery” che già metteva in mostra le caratteristiche del loro sound. Figlio bastardo di componenti di band di punta della scena greca (tra cui Caedes Cruenta e Kawir), Cult Of Eibon è un progetto parallelo che incarna a tutto tondo l’essenza del black metal ellenico nella sua forma più primordiale e maledetta, che ci riporta a inizio anni novanta, tra mid tempos al limite del doom e accelerazioni sataniche, impreziosite da tastiere sempre sugli scudi, a rendere il tutto ancora più malefico.
“Black Flame Dominion” sotto questo aspetto non delude le aspettative e rafforza l’aura di culto creatasi attorno alla band negli ultimi anni, regalandoci quaranta minuti di black metal vintage, minimale e ossessivo, facendo però a meno della consueta e spesso abusata produzione low-fi: i suoni infatti sono eccellenti, con chitarre ben definite e potenti, batteria precisa e mai fuori luogo, vocals acide che non sovrastano mai gli strumenti; il tutto in un equilibrio pazzesco. Sette canzoni (più un’intro) che sono abbastanza simili tra loro per giri e scale utilizzate, ma tant’è: il genere è questo, prendere o lasciare; un salto indietro nel tempo, quando i vari Rotting Christ, Necromantia, Varathron e Thou Art Lord erano agli esordi e stavano costruendo quel suono distintivo diventato scuola.
In realtà “Black Flame Dominion” risulta un ascolto ostico, nella sua semplicità: i riff lineari e ripetitivi rendono il disco non facile da digerire tutto d’un fiato ma se ci si sofferma su un’analisi track by track si può dire che i greci non sbaglino un colpo. La scaletta infatti è ben equilibrata tra mid e up tempos, che si spartiscono il minutaggio in egual modo, senza dare al lavoro una direzione ben precisa. Ai primi due mid tempos, con l’opener vera punta di diamante del disco, seguono tre pezzi più tirati e poi gli ultimi due brani più lenti e cadenzati: sembra quasi che la band abbia studiato la posizione dei brani per condurci attraverso un viaggio emozionale e, a dire il vero, la cosa funziona egregiamente. In conclusione il giudizio non può che essere positivo, in quanto la prova della band è di altissimo livello, pur non brillando per tecnicismi e originalità, in un contesto nostalgico e di pura dedizione alla vecchia scuola; d’altro canto per un orecchio non allenato a certe sonorità, giungere fino alle ultime note potrebbe essere un’impresa ardua.