Ultra Silvam – The Sanctity Of Death

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Nella loro semplicità gli Ultra Silvam sono una band che ha quel sapore tutto suo, o ti piace o ti fa letteralmente schifo. Figli della Svezia come tante altre band, i nichilisti di Malmö, dopo il primo buon sigillo del 2019, “The Spearwound Salvation”, insistono per la loro strada senza cambiare quasi una virgola, con la ricetta di casa che unisce un canonico black metal ruvido e ignorante, ma suonato con classe, a fortissime influenze speed metal dal retrogusto americano. Diciamo che, detta così, è qualcosa di trito e ritrito che, da un po’ di anni a questa parte, va parecchio di moda nel girone infernale dell’underground ma la band, nonostante sia solamente al secondo album, riesce a mettere quel gusto che ti rimane impresso già al primo assaggio. Andiamo per gradi; chi si aspetta il disco dell’anno non lo troverà di sicuro in “The Sancity Of Death”, piuttosto questo nuovo lavoro targato Ultra Silvam riesce a riportarci a quelle atmosfere nere che caratterizzavano il black metal embrionale oltre trent’anni fa, tra sfuriate speed metal, voci d’oltretomba, chitarre indemoniate e batteria che martella come un fabbro sotto l’effetto di anfetamine. Poco più di trenta minuti per otto canzoni dal sapore vintage è la durata massima concepibile per un lavoro così primitivo e diretto in faccia come un autobus guidato da uno zombie, un equilibrio davvero precario, tanto che basterebbe un nulla per romperlo e mandare in vacca un disco di per sé buono.

Paradossalmente è proprio l’opener “Dies Irae” che ci illude, trasmettendo barlumi di “originalità”. Infatti, dopo una prima parte tirata a mille, si susseguono rallentamenti abbelliti da cori in clean molto evocativi, che riescono nella difficile impresa di rendere riconoscibile il pezzo in mezzo a tutti gli altri, anche se è proprio dietro l’angolo la mazzata, che corrisponde al miglior pezzo del lotto, “Sodom Vises Himlafärd”, che riassume tutto ciò che sta dietro al moniker Ultra Silvam: violenza, melodia, epicità e cattiveria a tonnellate, con il guitar work malato e di gran gusto a fare la differenza. Brano dopo brano, tassello dopo tassello, “The Sancity Of Death” prende forma, e onestamente la forma è quella che già potevamo immaginarci sin dall’inizio, old school nel vero senso della parola, con la maggior parte dei pezzi tirati all’inverosimile, un riff dietro l’altro, conditi da melodie di chitarra incandescenti come lava, che avevano fatto già la fortuna del primo platter. Se vogliamo essere sinceri, durante questa mezz’ora di metallo ossessivo ci sono pochi sobbalzi, nel senso che tutto fila liscio alla velocità della luce, eccezion fatta per “Black Soil Fornication”, un bel mid tempo cadenzato e marziale, che riesce a interrompere la corsa forsennata della band, risultando non solo un semplice spartiacque per spezzare l’andamento del disco ma uno dei momenti più piacevoli di tutto il lavoro, insieme alla conclusiva mazzata “Of Molded Bread And Rotten Wine”.

Se la prestazione della band è complessivamente più che buona (ottima pure la prestazione vocale di M.A.), lo stesso vale per la produzione, che riesce a evocare i fasti che furono con quel suono freddo e glaciale dalle reminiscenze quasi dark, ruvido e spartano ma mai anacronistico, e senza sottolineare troppo l’effetto caos generato dal riffing così ossessivo di O.R. In “The Sancity Of Death” funziona quasi tutto alla perfezione, senza trasudare originalità o eccellenza ma rimanendo in quella nota confort zone; troviamo picchi di indubbia classe da parte di un gruppo con le idee ben chiare che tuttavia non riesce a osare più del dovuto, accontentandosi di fare il proprio lavoro nel territorio che conosce bene. Nel futuro è lecito aspettarsi qualche spunto più coraggioso da parte degli svedesi, come si è visto solamente a sprazzi in questo lavoro, magari enfatizzando la vena più ottantiana fatta di mid tempos epici (come nella citata “Black Soil Fornication”), per dire la loro senza snaturare una proposta tritaossa.

REVIEW OVERVIEW
Voto
73 %
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ultra-silvam-the-sanctity-of-deathTRACKLIST <br> 1. Dies Irae; 2. Sodom Vises Himlafärd; 3. The Sanctity Of Death; 4. Tintinnabuli Diaboli; 5. Förintelsens Andeväsen Del II: Den Deicidala Transsubstantiationens Mysterium; 6. Black Soil Fornication; 7. Incarnation Reverse; 8. Of Molded Bread And Rotten Wine <br> DURATA: 32 min. <br> ETICHETTA: Shadow Records <br> ANNO: 2022