L’etichetta di Singapore, forse non troppo conosciuta dalle nostre parti, Vrykoblast Productions ci propone questo gustoso split, che vede coinvolte due realtà anch’esse probabilmente non molto conosciute al pubblico occidentale ma che possono vantare una lunga militanza ed una discografia di tutto rispetto. Ad aprire le danze sono i malaysiani As Sahar, band che ha iniziato il proprio percorso addirittura nel lontano 1987, durante l’epoca d’oro del thrash metal, del quale i nostri eroi, ai tempi un classico power trio, cercavano di proporre una variante particolarmente intensa ed aggressiva, influenzati da gruppi come Venom e primi Metallica, di cui si dilettavano a suonare qualche cover. Le prime demo, “Primitively Eastern Winds” e “Promo 93”, uscirono verso la fine del 1993 ed erano proprio su questa lunghezza d’onda compositiva: distribuite nei circuiti underground via posta a varie fanzine (come allora si usava) ebbero un discreto riscontro.
Con l’uscita della successiva demo “Santau” nel 1995 la band però cambia decisamente registro, passando ad un black metal melodico ed atmosferico dalle suggestioni orientaleggianti, e si avvia a definire il proprio stile, concentrandosi su liriche incentrate su misticismo e pratiche occulte. Stile a cui la band, il cui solo membro sopravvissuto della line up originale è il bassista Malik Hanael, ha poi sempre grosso modo tenuto fede, nel corso di una lunga carriera che ha visto la pubblicazione di ben dieci album e di svariate uscite minori. Ed anche i quattro pezzi presenti in questo split non fanno eccezione e ci ripropongono questo genere di sonorità.
Un black metal misticheggiante, dall’andamento cadenzato e dal piglio epico, che tuttavia non disdegna affatto momenti più furiosi e dinamici e che si lascia ampiamente contaminare da inserti dal gusto folk, con le tastiere che tessono ricami esotici non del tutto inusuali ma nemmeno così frequenti da riscontrare in altre realtà affini: e se volessimo fare degli accostamenti dovremmo citare bands come Darkestrah, Melechesh o i meno noti Al-Namrood. Peccato per la produzione, a mio avviso deficitaria proprio nei momenti in cui l’elemento più metal dovrebbe emergere con maggior forza, e per la totale assenza di clean vocals (eccezion fatta per un episodio interamente narrato) che avrebbero probabilmente conferito più enfasi ad alcuni passaggi.
È quindi la volta degli indonesiani Warkvlt, band di più recente formazione, nata nel 2011, che volge il proprio sguardo versi lidi differenti e più feroci, senza contaminazioni di sorta, dandoci uno sfoggio di spicciola macelleria musicale sulla scia di gruppi come Dark Funeral, Nordjevel, Infernal War e, soprattutto, i padri putativi Impiety. Anche questi questi pazzi hanno già una discreta produzione discografica alle spalle, che può vantare tra l’altro ben tre lavori sulla lunga distanza, tutti improntati ad un black metal integerrimo e sanguinario, solo leggermente imbastardito da piccole ma letali dosi di thrash, di quello più primitivo e casinaro.
Ed è questo lo stile che caratterizza i quattro brani presenti in questo split, che sono nient’altro che quattro schegge nervose di metallo nero tutto muscoli e caos, sparato a mille, con il piede costantemente premuto sull’acceleratore e con l’intento di non fare prigionieri: né più né meno, e quindi non aspettatevi nessun tipo di eleganza compositiva ed esecutiva perché queste sfumature non rientrano minimamente nelle corde della band, ed ovviamente anche la produzione, tutt’altro che levigata ed anzi decisamente sporca e polverosa, va in questa direzione. Che dire in conclusione? Che siamo di fronte al più classico degli split di matrice underground, nel quale due gruppi uniscono le forze per un prodotto tutto sommato piacevole, che peraltro unisce due realtà piuttosto diverse tra loro, dando la possibilità a chi non segue con assiduità la scena del sud-est asiatico di farsi un’idea sulla proposta di questi gruppi.