Malauriu – Malauriu

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In una recente intervista apparsa sul nostro portale Schizoid, mente e motore del progetto siciliano Malauriu, alla domanda su che direzione seguisse il percorso musicale della sua creatura, rispondeva: “il percorso musicale dei Malauriu non ha una direzione vera e propria, potrei definirlo in continua evoluzione e involuzione”. Quindi, in qualche modo, ci aveva avvertito che avremmo potuto aspettarci di tutto. Eppure personalmente mai avrei potuto prevedere un disco come questo “Malauriu”, seconda fatica sulla lunga distanza, a cinque anni dal debutto “Semper Ad Mortem Cogitantes”, periodo di tempo efficacemente riempito con una lunga lista di interessanti uscite nei più vari formati (split, ep, demo, compilation), che abbiamo seguito con una certa assiduità sulle nostre pagine virtuali. Da cosa deriva la mia sorpresa? Beh, dal fatto che i Malauriu, pur essendo in realtà sempre stati una band capace di esplorare vari anfratti dell’universo metallico estremo, erano grosso modo comunque sempre rimasti orbitanti intorno ad un black metal ora più oscuro e distorto, ora più evidentemente scandinavo, ora più rituale, ora più grezzo ed incazzato, magari imbastardito da influenze più vicine al thrash o al punk.

E invece qui abbiamo tutt’altro. Eh sì perché “Malauriu” è una narrazione che si dipana attraverso quattro episodi tutti di durata superiore ai dieci minuti, un racconto condotto dalla voce suadente ed evocativa di Nequam ed incentrato su tematiche esoteriche che sembrano avere a che fare con la ricerca della pietra filosofale intesa però anche come indagine sulla natura e raggiungimento di un superiore grado di consapevolezza. “I suoni riportano alla memoria l’arte divinatoria, l’evocazione del defunto attraverso lo specchio. Nei testi appare la figura del maestro, voce interiore, che ripassa attraverso lo sdoppiamento, la corretta via della pratica. Dalla purificazione del corpo, dei fluidi, dell’assenza del corpo nel corpo (carne altra da sé), alla purificazione della parola, non più ridotta a verbo incatenato, attraverso l’annientamento della forma scritta. La mente così, una volta liberata, può abbandonarsi alla visione. E in ultima istanza dall’osservazione del prodigio della natura dormiente”.

Si tratta di prose liriche, recitate con la necessaria enfasi teatrale, alle quali fanno da contorno i paesaggi sonori dipinti da Schizoid e Felis Catus, che nulla hanno in comune con la forma canzone alla quale siamo abituati. Non sarebbe neanche corretto, a mio giudizio, parlare di ambient quanto piuttosto di un accompagnamento musicale che, da un lato, sottolinea la forza delle parole e, dall’altro, crea la giusta atmosfera immersiva. Una sorta di colonna sonora potremo dire, che vive di diversi passaggi e sfumature: momenti ambientali, certamente, dove le tastiere svolgono a dovere il loro compito, ma anche squarci “jazzati”, dove la chitarra e le percussioni dialogano tra loro in maniera serrata; ed ancora passaggi più dilatati dal piglio quasi progressivo ed altri dove l’anima “cinematografica” del lavoro viene in primo piano, tanto da richiamare alcune vecchie cose dei Goblin.

Insomma, non è impresa facile descrivere un disco come questo che è di sicuro fuori dai consueti canoni ma, al tempo stesso, si inserisce in una tradizione esoterica e sperimentale che proprio nel nostro paese ha qualche illustre antenato (penso per esempio ad alcune cose di Paul Chain o degli Evol).

È chiaro che, se vi aspettate il black metal, allora rimarrete delusi, perché qui non ne troverete nemmeno l’ombra. Però troverete atmosfere oscure e horrorifiche che con un certo tipo di black metal (ancora una volta made in Italy) hanno molto in comune. In ogni caso bisogna riconoscere il coraggio di uscire dagli schemi e c’è da giurare che con le prossime releases i Malauriu sapranno ancora stupirci in questo senso. Per il momento questo album autointitolato è un viaggio affascinante e misterioso che vale sicuramente la pena di intraprendere.