Il sottobosco underground nostrano riserva sempre piacevoli sorprese, anche se ci si sposta verso lidi musicali non propriamente black. È ad esempio il caso dei campani Fyrnir, band di formazione relativamente recente, nata nel 2016, quando il suo nucleo originario era composto dai chitarristi Eon e Jarnsiða, ai quali si sono in seguito aggiunti il cantante Sjel, il batterista Hephaistos e il bassista Atlas, andando così a completare la line up che ha dato alle stampe la prima demo nel 2018 e che ora, dopo quattro anni, esordisce con questa prima fatica sulla lunga distanza. “Awakening” in prima approssimazione può essere descritto come un disco di death metal epico dalle marcate influenze pagan, con qualche sprazzo folk qua e là e qualche vaga reminiscenza black che si mantiene più che altro limitata al livello di mera suggestione. Ed è piuttosto semplice individuare i punti di riferimento compositivi dei nostri amici, venendo del tutto naturale fare accostamenti tra la musica dei Fyrnir e quella di band come Ulver e Agalloch, ma anche Amon Amarth nei frangenti più ariosi e lanciati, oppure certi Windir, per non parlare degli Enslaved, da molti anni pietra di paragone per qualunque gruppo che decida di cimentarsi con questo genere di sonorità.
Il fatto che questo disco tradisca fin dal primo ascolto le proprie intenzioni e non faccia nulla per mascherare le proprie influenze non significa di certo che voglia ricoprire il ruolo di semplice omaggio ai propri numi tutelari: non siamo infatti di fronte ad uno di quegli innumerevoli lavori che non vanno oltre la fotocopia artigianale di qualcos’altro che è stato già fatto prima e meglio, perché i Fyrnir dimostrano di avere le idee chiare, oltre che una buona tecnica, e di manipolare questo sound con cognizione di causa, pur restando entro i confini del genere. E infatti, in una cornice lirica che sembra far riferimento come di consueto a certa mitologia nordica, i pezzi sono corposi e costruiti su strutture di ampio respiro, che lasciano intravedere uno spirito quasi “progressivo” nell’accumulare diversi e a volte improvvisi cambi di tempo, concedendo spazio a momenti più violenti e d’impatto così come a passaggi invece più melodici e suggestivi, con una buona alternanza tra cavalcate dal sapore epico e stacchi cadenzati, senza tralasciare squarci più raccolti e riflessivi.
Si potrebbe dire che queste due “anime” del sound dei Fyrnir sono rappresentate, da un lato, dall’impostazione vocale, che si sostanzia in un growling possente e muscolare, con qualche breve ma efficace apertura in clean vocals e, dall’altro, dagli intermezzi dal sapore folk, spesso malinconici e dolenti, che incarnano il lato meno aggressivo della proposta della band napoletana. Pur senza picchi qualitativamente eccelsi (ma anche senza clamorose cadute di tono, bisogna dirlo in tutta onestà), l’album scorre piacevolmente, tra atmosfere paganeggianti ed un piglio roccioso evidenziato anche da una produzione tutto sommato abbastanza heavy, che mette in mostra una certa cura per gli arrangiamenti e per la resa sonora, senza trascurare né la voce né i singoli strumenti. Un disco compatto, tanto che mi sembra abbastanza superfluo descrivere una canzone o un’altra perché l’album va senz’altro ascoltato nella sua interezza, ma per niente statico, “Awakening” non deluderà gli amanti di questo genere di sonorità. Ascolto consigliato.