Abbiamo seguito gli Ad Omega sulle nostre pagine virtuali, a partire dall’ep di debutto “Luciferian Climax” del 2019 fino al full length “Tenebris Templum” del 2021, passando per “Golden Age In Blasphemy”, altro ep pubblicato nel 2020, e abbiamo potuto constatare il continuo percorso di crescita della band laziale, che ha saputo smussare alcune spigolosità della propria proposta musicale, arricchendo la stessa con soluzioni sempre più raffinate per quanto riguarda il songwriting, senza tuttavia mai abbandonare la strada maestra del black metal più oscuro ed intransigente. Un’evoluzione che ha conservato un’indiscutibile coerenza compositiva, di cui questo nuovo ep è ulteriore testimonianza, rappresentando una summa di quanto fatto finora dal gruppo nostrano e, allo stesso tempo, mettendo in mostra margini di miglioramento per il futuro. A giudizio di chi scrive “Anathema” costituisce probabilmente il punto più alto della discografia degli Ad Omega fino ad ora, al netto di quanto di buono la band ci abbia comunque già fatto ascoltare in passato.
Qui ritroviamo infatti tutti gli elementi ormai consueti del sound targato Ad Omega, esaltati da una produzione cimiteriale e polverosa ma potente quanto basta e da un contesto compositivo di tutto rispetto. Il suono è molto stratificato e riverberato e le chitarre distorte sono in primo piano, prendendosi la scena fin da primi minuti quando, dopo la breve ed inquietante intro “Of The Great Dissolution”, parte “Quantum Evil”, che credo sia uno dei pezzi più furiosi mai composti dai nostri amici nel corso della loro carriera. Un sound impastato e criptico, che certamente richiama il filone “religious” (senza tuttavia scimmiottarlo in maniera superficiale, come purtroppo capita di sovente) dei primi anni duemila e certe cose dei Mayhem post “Chimera”, ma non scivola mai in tecnicismi cervellotici e fini a sé stessi. Infatti il focus è sempre concentrato su una forma canzone efficace che viene riproposta nei vari episodi di questo lavoro: “Sacrum Facere”, “Hadit” e “Of The Shining Uncreation” sembrano costruite sostanzialmente allo stesso modo e di sicuro condividono le stesse atmosfere plumbee e dal sapore rituale, grazie anche ad una prova vocale particolarmente sofferta e a melodie sinistre e malevole che riescono in diverse occasioni ad emergere con maggiore evidenza e a ritagliarsi il loro spazio, come ad esempio avviene nella parte conclusiva della citata “Of The Shining Uncreation”.
Tutto ciò ci riporta al discorso sulla consapevolezza compositiva della band, che lascia scorrere alcune pulsioni che potremmo definire addirittura progressive e che avevamo notato in varia misura anche nei lavori precedenti: ed ecco ad esempio i passaggi rallentati che costellano tutti i brani, con un piglio quasi funeral/doom, dove fanno la loro comparsa note di pianoforte che sembrano davvero prese dalla colonna sonora di qualche film horror di vecchia data. Al di là delle parole che si potrebbero spendere per descrivere questo disco è da rimarcare l’assoluta famigliarità degli Ad Omega con le soluzioni sonore adottate: il che è notevole per una band che ha esordito solo tre anni fa ma che dimostra di avere le idee ben chiare e di non volersi fossilizzare su schemi ripetitivi. A mio parere e concludendo, questo “Anathema” potrebbe essere una delle sorprese di quest’anno sulla scena black italiana e quindi non posso che consigliarne assolutamente l’ascolto.