La piccola ma agguerrita etichetta spagnola Nebular Carcoma Records (come del resto la sub-label di appartenenza, Lunar Apparitions) è sinonimo di black metal nella sua forma più grezza e viscerale e nella sua concezione più tradizionalmente artigianale e low-fi. Non fa ovviamente eccezione questo split album, che esce in formato lp e vede coinvolte due realtà sicuramente poco conosciute ma degne di attenzione da parte dei più incalliti maniaci di questo genere di sonorità, variamente interpretate. Ad aprire le danze sono i danesi Skinliv, band di recente formazione ma con all’attivo già due album, e precisamente “Uaar” e “Ind I Skoven Til Evig Tid”, pubblicati rispettivamente nel 2019 e nel 2021.
I quattro pezzi qui presenti, intitolati semplicemente con i corrispondenti numeri romani, sono furiosi e crudi, giocati tutti sull’assalto frontale senza respiro e caratterizzati da un riffing nervoso e spezzettato che crea il classico effetto “bufera di neve” e dà corpo ad un’atmosfera oscura e carica di terrorizzanti aspettative, incorniciata dallo screaming lacerante del singer.
La struttura dei brani è semplice e diretta: c’è perfino qualche melodia qua e là, sottotraccia e malformata, ma prevale decisamente una violenza che assume tratti quasi punkeggianti o bathoryani, a seconda dei casi, tanto da richiamare alla mente il progetto Ildjarn nella sue manifestazioni più iconoclaste come “Strength And Anger” e “Forest Poetry”. Molto diverso è invece l’approccio dei Vermisst, trio polacco sulle scene da qualche anno, che non ha ancora pubblicato il full length di debutto ma che ha alle spalle alcune uscite “minori” in diversi formati.
I nostri eroi ci propongono due brani lunghi, nebulosi ed eterei, che ci trasportano immediatamente in una fredda notte invernale, al cospetto della più pallide delle lune. “Incantations Of The Crimson Twilight” si pone nel solco di quel black metal atmosferico e spettrale che da ogni nota strascicata trasuda reminiscenze degli anni pionieristici della scena del loro paese d’origine, con tanto di tastiere funeree in sottofondo e urla disperate che sembrano provenire da una dimensione ultraterrena, e che oggi pare aver trovato nuovamente molti interpreti (ed estimatori) in vari angoli del globo. La successiva “Weeping From The Old Labyrinthian Spires” invece scivola definitivamente in un ambient minimale e umido che strizza l’occhio al dungeon synth più elementare ma ricco di suggestioni.
L’atmosfera cimiteriale avvolge le due canzoni ed è il minimo comun denominatore della proposta di questa band, certo non innovativa ma indubbiamente affascinante e tenebrosa. Il contrasto tra il piglio collerico degli Skinliv e la sepolcrale angoscia dei Vermisst in sostanza funziona e potrebbe attirare ascoltatori con gusti anche abbastanza differenti tra loro, o semplicemente rispecchiare emozioni e stati d’animo che rappresentano in molti casi i due lati della stessa medaglia. In definitiva siamo di fronte ad uno split che di certo non rivoluzionerà la scena ma che risulta tutto sommato interessante, soprattutto perché ci consente di conoscere due gruppi emergenti che in futuro potrebbero avere qualcosa da dire in ambito underground.