Avete presente quei dischi black che partono alla velocità della luce, con le chitarre che ronzano vorticose, la batteria che pesta in maniera forsennata, tra blast beats e tu-pa tu-pa, e il cantante che urla “uuaaaahhhh!” come un indemoniato? Ecco, questa è la sensazione che prova l’ascoltatore non appena inizia “Nihilistic Messiah”, opener di questo “Inter Sidera Versos”, opera prima dei nostrani Velch, uscita sul finire dello scorso anno grazie ad una collaborazione tra la Wine And Fog Productions e la The Oath. Non si tratta affatto di un apprezzamento negativo ma di una semplice constatazione: non c’è niente di male in tutto ciò ma è giusto rimarcare il fatto che in questo album non è certamente l’originalità quella che dovete cercare. E infatti la band laziale, che si è formata nel 2020 e che vede tra le proprie fila la partecipazione di membri di realtà underground come Iblis e Gravestone (tra le altre), mette in mostra un approccio molto classico alla materia black, muovendosi all’interno di un recinto circoscritto e ben definito, e proponendo sonorità tradizionali, saldamente ancorate agli anni novanta, decennio nel quale, come tutti sanno, il black metal nelle sue varie forme emerse e si impose all’attenzione dell’audience metallica internazionale. I nostri amici sembrano essere in bilico tra le proverbiali atmosfere gelide di estrazione norvegese, caratterizzate da velocità sempre molto sostenute e dal consueto piglio sferzante, e le altrettanto tipiche melodie riconducibili invece alla scuola svedese, sempre avvolte da un velo di sinistra malevolenza, in una sorta di ideale punto d’incontro tra i primi Immortal e certi Ragnarok, senza dimenticare i Dark Funeral dei tempi d’oro, che vengono sempre chiamati in causa quando si parla di questo tipo di trame melodiche.
Si potrebbe dire che i Velch vanno ad inserirsi in un solco già tracciato sul suolo italiano nel corso degli anni da realtà come Natassievila, Rexor, i più duraturi Handful Of Hate o i Malfeitor, giusto per citare alcuni gruppi (ma ce ne sono altri) la cui musica potrebbe essere accostata a quanto sentiremo, una volta premuto il tasto play, nel corso della mezz’ora circa di questo “Inter Sidera Versos”. Nulla di nuovo o di particolarmente sorprendente quindi ma, come appare evidente, l’intento della band non era sicuramente quello di dare vita ad un disco innovativo o sperimentale, quanto piuttosto quello di suonare granitico e muscolare black metal secondo tutti i dogmi di un certo filone del genere, che continua a vantare uno zoccolo duro di sostenitori.
E, sotto questo punto di vista, non si può certo dire che l’obiettivo non sia stato raggiunto né che la band non sappia come costruire pezzi efficaci e ficcanti, caratterizzati anche da melodie che a tratti emergono in primo piano, e ben costruiti, con i giusti cambi di tempo, senza strafare: e basti ascoltare canzoni come “Ascension Of The Psygod” o “Spiritual Necropsy” per rendersi conto di quanto appena detto. Discorso a parte va fatto per la conclusiva “Eroico Furore”, nella quale il gruppo tenta un approccio relativamente più epico, rallentando in parte il ritmo e affidandosi al cantato in italiano, creando un brano leggermente diverso dagli altri ma che tutto sommato non stona troppo nell’insieme. Che dire in conclusione? “Inter Sidera Versos” è un lavoro che mantiene ciò che promette e che, se ascoltato con le giuste aspettative, potrà regalarvi diversi momenti interessanti, soprattutto se amate il fast black metal suonato con gusto, attitudine e buone capacità tecniche.