Tempo di debutti in casa Purity Through Fire. Gli Ad Finem Omnia con “No Peace-No Dawn” scagliano un colpo che non passerà inosservato a chiunque bazzichi nei territori più oscuri dell’underground. Quasi ironico parlare di debutto nel 2022, con la paura che la band in questione si rivolga agli aiutini moderni per creare un sound alternativo, finendo per inserire suoni artificiali che inquinano la proposta rendendola, il più delle volte (ma non sempre), grottesca e improponibile. Questa volta noi vecchie volpi possiamo dormire sonni tranquilli come quelli di Dracula dentro una bara: il duo, formatosi all’alba del 2020, è più nostalgico di noi e ci sbatte in faccia tre quarti d’ora di un black metal vecchia scuola, che sembra uscito a cavallo tra fine anni novanta e inizio duemila, con tutti i clichès del caso.
La cosa più simpatica è che una tempesta di neve ci investe con ferocia, evocando il freddo del Nord Europa e specialmente quelle sonorità tanto care alla terra dei mille laghi, ma i componenti del gruppo, Ricardo Araya e Pablo Vera, non solo non provengono dalla Finlandia, ma neppure dall’Europa, essendo entrambi nati a Santiago del Cile e nel giro underground ormai da parecchio tempo con la loro band principale, e più nota, i Sol Sistere.
“No Peace-No Dawn” è una formale devozione al black metal melodico ma malinconico tipicamente nordico, intriso di un classicismo senza tempo, sufficiente per convincere anche gli ascoltatori più cinici che gli Ad Finem Omnia maneggiano con piena consapevolezza il black metal del tempo che fu. Nessuna crudezza, nessun caos, nessuna depressione: questo debut album brilla per un songwriting toccante e ponderato che pone uguale enfasi sul “tiro” e sull’atmosfera, sulla passione e sulla performance. All’interno del disco tutto suona straordinariamente familiare ed estraneo allo stesso tempo, così come allo stesso modo tutto è autenticamente old school ma mai solo nostalgico. Detta così, sembrerebbe confusione allo stato puro, ma basta partire con l’opener “Vultures” e la seguente “The Abyss” per capire a cosa alludiamo: black metal classico e malinconico, che non è mai pago di cattiveria, sferzate di blast e doppia cassa, rispettando tutte le leggi non scritte sul genere. Non si danno pace i ragazzi cileni e con “Solve: Route To Extinction” riescono a toccare picchi davvero eccelsi di scrittura, unendo la furia del black a melodie glaciali sottolineate da un guitarwork che esplode al minuto e mezzo con rara bellezza.
Si evince un certo equilibrio nella scaletta; il duo riesce nel difficile compito di scrivere un disco di per sé estremamente derivativo ma mai scontato, soprattutto grazie alle capacità tecniche che sono, in questo caso, al servizio della musica stessa, senza rendere i pezzi meri palcoscenici di esibizione funambolica. Nove tracce che sono l’essenza del black più oscuro e melodico, dove si raggiungono apici di qualità e tutto suona quasi alla perfezione; la produzione al passo con i tempi, con suoni potenti e mai caotici che danno la giusta enfasi alle chitarre registrate volutamente più alte; vocals leggermente monocordi ma che non creano fastidio nell’ascolto, riuscendo nel compito di avvalorare la vena malinconica e tradizionale. “No Peace-No Dawn” ci riporta a un concetto sempre valido: il passato è ancora vivo.