Ormai conosciamo bene i prodotti della Inferna Profundus Records, label lituana specializzata in raw black metal, di quello che fa della coerenza e dell’attitudine underground i propri (a volte esclusivi, diciamolo pure) punti di forza. E quindi non ci sorprende il fatto che sia appunto questa etichetta a dare alle stampe “Obskurité”, terza fatica sulla lunga distanza dei Mantiel, band internazionale che possiamo però ricondurre in sostanza alla scena cilena, che nelle ultime settimane abbiamo cercato di approfondire grazie a gruppi come Ründgard e Winterstorm. Nel trio è infatti coinvolto Lord Valtgryftake (all’anagrafe Carlos Andrés), sorta di deus ex machina del black metal cileno, personaggio a dir poco iperattivo, impegnato in innumerevoli gruppi, molti dei quali raccolti nel più classico dei circoli esoterici sulla falsariga delle Legions Noires, che risponde al nome di Pure Raw Underground Black Metal Plague. Come spesso accade, trattandosi di una scena “casalinga”, nei vari progetti, che spesso seguono coordinate stilistiche assai simili tra loro, militano grosso modo le stesse persone e naturalmente ciò non fa che aumentare il proverbiale alone di culto che molti vanno disperatamente cercando dal 1997 o giù di lì.
Ciò non significa necessariamente che uno scenario di questo tipo non possa celare realtà interessanti ed è appunto il caso dei Mantiel, che non fanno nulla per discostarsi dai sentieri profondi e ampiamente battuti del black metal più grezzo, true e legato a doppio filo agli anni novanta ma quello che suonano dimostrano di saperlo suonare bene e con i giusti attributi. Fin dal titolo, anzi direi fin dalla copertina, con tanto di foto sgranata in rigoroso bianco e nero e logo incomprensibile come Satana comanda, questo “Obskurité” mantiene ciò che promette, né più né meno: riffing zanzaroso e tremolo come se piovesse, blast alternati al classico tu-pa tu-pa dal suono tipo pentolaccia, basso non pervenuto, screaming acidulo e demoniaco, registrazione cruda e low-fi come si conviene ad un prodotto di questo tipo.
Ingredienti semplici che i nostri eroi riescono ad amalgamare alla perfezione in una manciata di pezzi veloci e necrotici ed altri invece più lunghi, articolati ed epici, non privi di qualche apertura melodica, come ad esempio la suite “Under The Black Hymns Of Vrolok”, di oltre dieci minuti di durata, che si trascina al chiaro di luna come un serpente nero e deforme, tra vari cambi di tempo, rallentamenti ed accelerazioni, e rappresenta a mio giudizio l’apice creativo dell’album. “Obskurité” non è niente di diverso da ciò che vuole essere e ci riconsegna le più tradizionali atmosfere grezze e primitive, in bilico tra Darkthrone, Craft e Gorgoroth da un lato e il più cupo e occulto black metal di stampo esteuropeo dall’altro. La conclusione è sempre la stessa quando si ha a che fare con lavori così concepiti: c’è chi si chiederà (legittimamente) che senso abbia produrre roba del genere all’alba del 2022 e chi invece, nonostante tutto, continuerà (altrettanto legittimamente) ad immergersi in questo tipo di sound, magari nella speranza di far scattare ancora una volta la scintilla e di ritrovare intatta la vecchia magia. Ai posteri l’ardua sentenza.