La creatura del veterano V-Khaoz, personaggio decisamente prolifico e che non ha bisogno di particolari presentazioni (ricordiamo i suoi lavori con Vargrav, Embryonic Slumber e Grieve, tra gli altri) ormai infesta i boschi finalndesi da oltre un ventennio. Dalle prime demo della fine degli anni novanta ad oggi Druadan Forest ha cambiato pelle, passando da un black/ambient nebbioso ed atmosferico al dungeon synth puro, dalle lievi venature dark, delle ultime uscite. Con questo nuovo album, che reca il titolo tanto semplice quanto evocativo di “Portals” e che continua l’indissolubile sodalizio con la Werewolf Records del connazionale Lauri Penttilä, le carte in tavola cambiano nuovamente: come si può intuire fin dalla copertina, ci si allontana infatti dall’immaginario fantasy-medievaleggiante del precedente “Dismal Spells From The Dragonrealm”, così come dello split in compagnia di The True Werwolf e di quello con Old Sorcery, per approdare nei territori freddi e sconfinati dell’ambient dal piglio più “cosmico” e “celestiale”. Meno Mortiis e più Neptune Towers, per intenderci: musica riflessiva e introspettiva, che dovrebbe favorire la meditazione e i sogni ad occhi aperti attraverso la metafora, non più originale ma sempre efficace, del viaggio interstellare.
E titoli come “Ethereal Eternity Reflects The Images Of Vast Eerie Pasts”, “In Between Transcendence And True Endless Sleep” e “The Infinite Forest Of Galaxies” chiariscono immediatamente questo intento: si tratta di canzoni, come del resto anche le altre presenti in questo album, costruite su trame di synth davvero lineari, ripetute in maniera quasi ossessiva e con poche significative variazioni, che fanno del minimalismo compositivo la loro essenza e diventano un esempio di musica totalmente al servizio del concept di cui il disco si fa portatore, unendo forma e sostanza in maniera coerente. Brani flebili, che non esplodono mai e danno l’impressione di ascoltare un’intro protratta per circa tre quarti d’ora, o meglio la colonna sonora di qualche vecchio film di fantascienza, con la mente libera di esplorare a piacimento i vasti abissi della galassia. C’è della magia in tutto questo, indubbiamente, ma è ovvio che un platter così concepito potrà essere “capito” solo con la giusta predisposizione d’animo: insomma non è un disco da ascoltare in macchina o mentre si fanno le pulizie di primavera perché richiede di entrare in sintonia con il particolare feeling che intende creare.
Allo stesso tempo non è un disco che potrà far cambiare idea a coloro che sono convinti che nell’ambient “non succede mai niente” perché in effetti anche chi ama questo genere di sonorità dovrà ammettere che questo è un lavoro veramente monolitico e che qualche diversa influenza (ad esempio qualche linea di chitarra o qualche inserto elettronico) avrebbe probabilmente favorito un maggior coinvolgimento emotivo sulla lunga distanza. Ad ogni modo questo è ciò che Druadan Forest ci offre in questo momento: si tratta di un esperimento, di un episodio isolato nella discografia di un progetto che ha comunque dimostrato di cambiare spesso pelle, o di una svolta stilistica duratura? Non lo possiamo sapere: in fondo in tutte le opere targate Druadan Forest l’enfasi è sempre stata sull’atmosfera e, da questo punto di vista, “Portals” non fa eccezione, reinterpretando questo mood stilistico sotto un profilo parzialmente differente rispetto ai lavori che l’hanno preceduto. E allora: siete pronti a galleggiare nel buio del cosmo?