Triumph – Retaliation Warfare

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Figlioletti adottivi dei Revenge, cugini di primo grado dei Black Witchery, nipotini dei Proclamation, parenti stretti dei Blasphemy, dagli aridi deserti del Nevada ecco a voi i Triumph. Per la precisione si tratta di una one man band di recente formazione, dietro la quale si cela il mastermind Immolater, al secolo Evan Richardson (personaggio abbastanza attivo e coinvolto anche in altre realtà dell’underground locale che sostanzialmente propongono lo stesso genere di sonorità, come Ritual Genocide, Ancient Malignity e Blasphemous Creation) che, dopo una demo e un singolo, ha velocemente esordito sulla lunga distanza nel 2020 con “Edict Of Iron Ascendancy”, pubblicato dalla tailandese Inhuman Assault Productions. Per questa stessa etichetta, specializzata in black/death metal brutale e guerrafondaio, esce oggi anche questa seconda fatica, che risponde al nome di “Retaliation Warfare” e che, com’è facile intuire fin dalla copertina, dai titoli dei pezzi e dall’immaginario evocato, non sposta di un millimetro le coordinate stilistiche del progetto.

Triumph resta infatti orgogliosamente e ostinatamente ancorato a quel sound cavernoso e sulfureo a metà strada tra il black più oltranzista e cacofonico e il death più ruvido e assassino, condito da odio e disgusto, esaltazione del caos e di tutto ciò che è distruttivo, che è stato di volta in volta definito come war black metal o metal of death. Le etichette non sono mai completamente esaustive e servono soprattutto per orientarsi e per dare un’idea di massima di ciò che ascolteremo una volta premuto il tasto play, ma in questo caso si può dire che i canoni del sottogenere in questione vengano rispettati pressochè alla lettera. Riffoni schiacciasassi, batteria devastante, registrazione polverosa e casinara, vocione in grow rauco e catarroso, atmosfere desolanti e post-apocalittiche, e tanto amore per l’umanità: diciamo che gli stereotipi ci sono tutti perché al nostro amico probabilmente non importa tanto sorprendere o creare qualcosa che sia anche solo minimamente innovativo quanto piuttosto sfogare senza freni i propri istinti primordiali e la propria furia espressiva.

E il genere prescelto è senz’altro indicato allo scopo: Triumph è una macchina da guerra che non si ferma davanti a niente; le canzoni procedono una dopo l’altra, senza soluzione di continuità e senza differenze particolarmente rilevanti, ad eccezione di qualche assolo stonato piazzato lì nel mezzo, di qualche rallentamento paludoso qua e là o di qualche passaggio più pesante e marziale, ma anche questi in effetti non sono elementi spiazzanti perché si tratta della naturale fisiologia di un qualunque album del genere. Badate bene: la mia non è una critica ma una semplice presa d’atto di ciò che questo “Retaliation Warfare” offre e vuole offrire, senza tante formalità, senza la pretesa di inventare nulla e con un approccio naïf e ortodosso che ne rappresenta l’essenza più profonda e al tempo stesso il maggior motivo di interesse, quanto meno per i maniaci di questo genere di sonorità. In fin dei conti è un disco genuino e lo possiamo anche apprezzare da questo punto di vista se non alziamo troppo l’asticella delle aspettative. Barbarico, ultraviolento e deflagrante, e tanto basti!