A due anni di distanza dal debutto “The Great White War”, tornano a far sentire la propria voce gli italiani Orgg, band che vede tra le proprie fila la partecipazione di membri di Iblis, Milvus e Velch e che si avvale in questo secondo lavoro della collaborazione di David Folchitto dietro le pelli. “Dimonios” rappresenta per molti versi la naturale continuazione del discorso concettuale e musicale del suo predecessore. Infatti la band continua a trattare del primo conflitto mondiale e in particolare delle battaglie combattute nell’area delle Dolomiti, mescolando fatti storici a leggende locali e precisando che l’intento non è quello di celebrare la guerra ma la sopravvivenza della natura alle azioni dell’uomo. Il che dà un taglio particolare ad una tematica altrimenti piuttosto abusata in ambito black. Le canzoni sono focalizzate ciascuna su un episodio particolare e conservano sfumature diverse l’una dall’altra ma costituiscono un insieme piuttosto compatto, muovendosi in sostanza tutte lungo le medesime coordinate stilistiche, che mettono insieme la scuola scandinava classica degli anni novanta e suggestioni provenienti da certa scena francese a cavallo degli anni duemila, senza tralasciare quel filone che fa delle melodie distorte il proprio indiscusso punto di forza e che negli ultimi anni ha goduto e continua a godere dei favori di buona parte della critica e del pubblico.
Un connubio di per sé non originale (né credo che la band voglia esserlo a tutti i costi), che tuttavia gli Orgg riescono a fare proprio in maniera abbastanza convincente, attraverso canzoni non di eccessiva durata, che arrivano subito al punto, ed una produzione curata e ben bilanciata, in una sorta di equilibrio tra devozione nei confronti della vecchia scuola e un occhio di riguardo verso soluzioni più moderne che risulta la carta vincente del disco. Le trame chitarristiche, la furia precisa e chirurgica della sezione ritmica e il cantato di L., che si esprime attraverso uno screaming non molto vario ma dal piglio sufficientemente drammatico e adatto al contesto, sono gli elementi essenziali con i quali gli Orgg danno forma alle tappe di questo viaggio tragico e mesto, senza dimenticare l’apporto delle tastiere, curate da Osten, che dietro le quinte svolgono un lavoro egregio e si rivelano fondamentali nella costruzione delle atmosfere a tratti fredde e spietate che dominano il platter.
E grazie a questa formula, standard ma ben bilanciata, nascono pezzi come la rocciosa opener “A Darker Shade” e la ferale “Die Eisstadt”, probabilmente il brano più diretto del lotto, giustamente scelto come singolo, o ancora “Ashes” e “A Testament” che, poste in chiusura, rappresentano altrettante dimostrazioni della concezione musicale e dell’attuale stato di forma della band italiana. “Dimonios” è un lavoro che, a conti fatti, centra il suo obiettivo, soprattutto grazie all’evidente attenzione in fase compositiva ed esecutiva, e si inserisce con consapevolezza in un certo solco stilistico, di cui rispetta i canoni senza scadere nel manierismo. Credo che per chi ama questo genere di sonorità, e il black sì feroce ma “ragionato”, potrebbe essere una delle uscite italiane più interessanti di quest’anno.