All’indomani dell’uscita dell’ep di debutto, via Black Mass Prayers, “Stronghold Of The Everlasting Pyre”, buon esempio di black metal vecchia scuola dal piglio medievale, abbiamo deciso di scambiare qualche parola con i Valadier, per addentrarci nell’universo musicale e concettuale di questa nuova realtà italiana (marchigiana per la precisione), che ci ha ben impressionato. Buona lettura!
Cosa significa Valadier e perché avete scelto questo nome?
La scelta del nome per la nostra band, è stata influenzata dal fatto che cercavamo qualcosa che fosse strettamente legato alla storia della nostra terra e che la rappresentasse. Valadier non è nient’altro che un santuario situato all’interno di una delle Grotte di Frasassi, costruito nel XIX secolo dall’architetto Giuseppe Valdier utilizzando le rocce della grotta stessa. Abbiamo dunque trovato nel nome Valadier, uno tra i santuari simbolo della nostra regione, la denominazione più idonea e musicale per il nostro progetto.
Volete raccontarci la storia del progetto?
Il progetto è nato nel 2021 dalla mente creativa del nostro chitarrista Blight. L’idea della creazione di una band black metal era in progetto già da un po’ ma è riuscita a prendere definitivamente vita con l’aggiungersi di noi altri membri, facendo nascere i Valadier odierni.
Qual è stato il percorso compositivo del vostro primo ep?
Il percorso compositivo per la creazione di “Stronghold Of The Everlasting Pyre” è stato, nel complesso, piuttosto spontaneo. Le parti di chitarra sono frutto della trasformazione di tutte le intense emozioni del nostro chitarrista in musica, perciò il sound piuttosto grezzo e freddo è derivato da una scelta molto personale che rifletteva lo stato d’animo del nostro Blight al momento della composizione. Per l’ideazione, invece, delle componenti folk, la flautista Winterkvlt ha trovato nei brani classici dell’epoca medievale la principale fonte d’ispirazione. Diversa risulta la scelta del nostro cantante Unukalhai, più concreta e meno intima. Lasciatosi affascinare dal ricco bagaglio storico-antropologico che abbonda nei nostri luoghi, la decisione di un concept che narrasse le vicende di una di queste tante leggende è risultata naturale e più consona all’immagine medievale che volevamo rievocare attraverso il nostro progetto. Per quanto riguarda il nostro bassista Lesny, si lascia ispirare dai giri di basso pagan/black metal delle band più classiche come Bathory, Falkenbach e Enslaved.
La foto in copertina mi sembra particolarmente significativa rispetto al contenuto musicale dell’ep. Perché l’avete scelta e quali rovine ritrae?
La rocca in questione, che si trova sulla copertina dell’ep, si chiama rocca Colonnalta, adesso rovina di un antico castello crociato risalente all’incirca al XI secolo. Unukalhai, essendo appassionato anche di fotografia, scattò la foto alla rocca anni fa e nel momento di decidere quale avrebbe potuto essere l’immagine che avrebbe potuto rappresentare maggiormente il nostro concept, abbiamo deciso che questa sarebbe stata la migliore.
Il medioevo, soprattutto nella sua dimensione fantastica, sembra essere una parte importante del concept dei Valadier. Volete dirci qualcosa in proposito?
Più che in una dimensione fantastica ci piace raccontare del medioevo in una concezione antropologica e storica, miscelando leggende a fatti storici realmente accaduti. È una parte sì molto importante quella del concept medievale, anche introducendola a livello musicale nei nostri brani, perché è l’impronta stilistica che abbiamo scelto per la nostra band e cerchiamo di esaltarla al meglio attraverso le nostre composizioni e la nostra immagine. Tutti noi membri troviamo estremamente affascinante questo periodo storico, avendo la fortuna di riviverlo oltretutto, in parte, attraverso i resti storici di quell’epoca che abbondano nella nostra regione.
Nella vostra musica trovano spazio momenti atmosferici dal sapore folk quasi fiabeschi e parti in clean vocals, sia maschili che femminili. In che modo questi elementi si uniscono alle parti di più classico black metal e quanto sono importanti nell’economia del vostro sound?
Non sono primari questi elementi, dato che diamo priorità ad un altro tipo di sound per creare i nostri pezzi. Però sicuramente abbiamo trovato interessante implementare anche questo tipo di sperimentazioni, volevamo ricreare un’atmosfera più morbida e malinconica tipica dell’atmospheric black così, dopo aver scoperto che risultava gradevole come mix, abbiamo deciso di tenerlo.
Satyricon, Enslaved e Summoning potrebbero essere citati tra le vostre influenze. Ci sono altri gruppi che rappresentano un punto di riferimento per la musica del progetto o a cui in qualche modo vi ispirate?
Sì certamente. La scena underground italiana, ad esempio, è una fonte di immensa ispirazione per noi. Band come l’Ordre Du Temple, Nazgul e Dolcinian ci hanno appassionato da sempre con la loro musica e dato la spinta per crearne una tutta nostra. Possiamo citare anche, come principale influenza, la scena medieval black francese odierna. Vehemence, Darkenhold, Aorlhac, per menzionare alcune delle fantastiche band che compongono la scena.
Com’è nata la collaborazione con la Black Mass Prayers, etichetta piccola ma che si sta dimostrando molto attiva nel promuovere le realtà underground italiane?
Semplicemente siamo stati notati da loro e quindi contattati per una proposta di stampaggio di cd. Siamo molto contenti di collaborare con la Black Mass Prayers, sia per la loro grande professionalità sia per l’enorme supporto che danno a tutte le band emergenti black metal.
State lavorando al full lenght di debutto? Cosa dobbiamo aspettarci?
Sì stiamo lavorando sodo al nostro primo full lenght, verranno implementati nuovi strumenti musicali, nuove parti vocali, synth, ma l’essenza stilistica rimarrà quella di “Stronghold Of The Everlasting Pyre”, solamente molto più arricchita e migliorata.
Bene, l’intervista si conclude qui. Come di consueto, lascio a voi le ultime parole…
Un grazie enorme e un saluto a tutti voi che ci sostenete e credete nel nostro progetto. A presto con il nuovo full lenght!