Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito ad una rinascita (si potrebbe in realtà anche parlare di semplice revival) di quella che è stata la scena black metal greca classica, che durante i mitici anni novanta poco o nulla aveva da invidiare a quella norvegese, sicuramente più sotto i riflettori per le note vicende extramusicali. Seguendo quella tradizione, che aveva e continua ad avere le sue coordinate stilistiche distintive, si sono formati diversi gruppi, che in alcuni casi vedono la presenza di personaggi che proprio di quella scena originaria avevano fatto parte. Sulle nostre pagine virtuali abbiamo trattato vari dischi di questo “nuovo corso” ellenico, tutti di buona qualità: è il caso ad esempio di “As The Flame Withers” degli Yoth Iria, di “Magnus Venator” dei Katavasia e di “Arcadian Witchcraft” dei Medieval Demon, giusto per citarne qualcuno. Nel novero rientrano anche i Synteleia, che abbiamo conosciuto lo scorso anno in occasione della pubblicazione di “The Ancient Calling”, split in compagnia dei connazionali Funeral Storm, e che ora tornano in pista con questo “The Secret Last Syllable”, loro seconda fatica sulla lunga distanza, ispirata al ciclo di Cthulhu e al Necronomicon di H.P. Lovecraft, che esce per la connazionale Floga Records. Ci sarà chi si lascerà prendere dall’entusiasmo e descriverà questo disco come un lavoro destinato a diventare un classico e chi invece, con troppa fretta, lo etichetterà come poco più che un clone fuori tempo massimo delle opere seminali dei vari Varathron, Necromantia, Rotting Christ, Horrified e Thou Art Lord. Personalmente ritengo che, come spesso accade, la verità stia nel mezzo. Perché i Synteleia in questo album, come del resto anche nel predecessore “Ending Of The Unknown Path” del 2019, dimostrano di avere appreso alla lettera la lezione dei maestri sopra citati, dei quali seguono i passi con devozione, lasciandosi ispirare ampiamente da quel sound così peculiare, con un particolare occhio di riguardo nei confronti di quel capolavoro che risponde al nome di “Triarchy Of The Lost Lovers”, ma non si può di certo imputare loro di essere dei meri imitatori. Piuttosto i nostri amici, che sicuramente non ricercano alcuna forma di originalità, sono dei consapevoli continuatori di una tradizione musicale dal glorioso passato, della quale evidentemente si sentono parte e alla quale pensano di poter dare nuova linfa.
E infatti qui abbiamo tutte le caratteristiche del black metal greco classico, in bella evidenza: andamento cadenzato con squarci più veloci tutto sommato contenuti, atmosfere dal sapore mistico e occulto, melodie malevole e oscure, linee di basso profonde e ben definite, abbondanti influenze riconducibili direttamente all’heavy metal propriamente detto. Il tutto però è manipolato con gusto e con cognizione di causa e basta prestare orecchio alle tastiere che tessono con efficacia le loro trame sepolcrali, incorniciando in maniera egregia le rocciose strutture disegnate dalle chitarre, o alle soavi voci femminili che di tanto in tanto fanno la loro apparizione tra i ringhi di Nyctelios, per capire che i Synteleia sanno il fatto loro e sono in grado di impreziosire un canovaccio ben noto con alcuni spunti decisamente interessanti.
E lo si nota nel corso di tutto il disco che, pur mantenendosi comunque su livelli qualitativi sopra la media per tutta la sua durata, mette in mostra le sue perle soprattutto nella sua parte iniziale, con l’opener “Tower Of Koth”, la successiva “Emblem Of Yith” e la suite “Nymph Of The Pyramids”, divisa in due episodi: tutti brani davvero di pregevole fattura e tra i migliori in assoluto scritti dal quintetto di Atene capitanato dal chitarrista Drakon Hesperion. Che altro aggiungere? I Synteleia vanno apprezzati per quello che sono e va senz’altro riconosciuto loro il merito di saper stare all’interno di un genere reinterpretandolo nel migliore dei modi. E non è poco. Insomma, se vi piace il black metal di scuola greca, direi che un ascolto a questo “The Secret Last Syllable” è quasi obbligatorio.