Fare uscire un disco dei Grima in pieno agosto è qualcosa di totalmente paradossale, nonostante ci abbiano fatto lo stesso scherzetto con “Will Of The Primordial”. Probabilmente i gemelli siberiani ci hanno voluto regalare una ventata di aria gelata in quest’estate che pare interminabile e noi ce la godiamo di gusto, come ogni loro uscita discografica. Nonostante non siano ancora trentenni possiamo tranquillamente affermare che, con il successo planetario di “Rotten Garden” dello scorso anno, si siano consacrati non più come la “next big thing” del black metal atmosferico bensì come una vera e propria certezza, ricoprendo in assoluto una delle posizioni principali a livello mondiale in questa nicchia. Certo è che superare la qualità degli ultimi due platter non era compito facile, soprattutto per quanto riguarda l’ultimo disco in studio, che risultava uno dei lavori più ispirati degli ultimi anni, ma i Grima ci provano ancora, consci delle loro potenzialità compositive e tecniche, riuscendo nuovamente a colpire nel segno. “Frostbitten” è l’ennesimo gran disco con ottimi spunti, atmosfere glaciali, inserti folk, chitarre sognanti e tanta cattiveria; cinquanta minuti di black metal di classe cristallina dove i nostri esplorano nuovi lidi (clean vocals) e ripropongono classici marchi di fabbrica senza mai annoiare e rimanendo in linea con le precedenti produzioni. Ascolto dopo ascolto questo nuovo lavoro cresce a dismisura e si capisce come la band stia trovando una quadra maggiore; messo da parte l’animo ribelle, i gemelli Sysoev sono più consapevoli delle loro capacità e si percepisce come questa volta siano alla ricerca di soluzioni più complesse ma allo stesso tempo costruite per poter piacere a un pubblico più ampio.
Consapevolezza e classe, questo è “Frostbitten”,che supera l’effetto sorpresa dei due illustri predecessori, orientandosi su brani articolati ma che allo stesso tempo “piacciono”, con una produzione decisamente superiore al passato, pur mantenendo l’aura underground tipica del genere. Questa volta la batteria è nitida, potente e molto più varia, così come i synth, che riescono a dire la loro in un equilibrio di buon livello con le chitarre, anche se il palcoscenico è tutto delle vocals, sempre in prima linea. Le aspettative elevate anche questa volta sono state soddisfatte, nonostante in alcuni punti la band mi sia sembrata un po’ schiava di sé stessa, a discapito (piccolo appunto) di quella spontaneità che avrebbe reso i pezzi più diretti e naturali, cosa fondamentale in questo genere ostico. “Gloomy Heart Of The Coldest Land” è una suite di quasi dieci minuti che, tra sfuriate di black melodico, rallentamenti, atmosfere rarefatte e orchestrazioni eccellenti, parte con il botto ma, per la lunga durata, l’estrema quantità di cambi tempo e la complessità generale, condiziona l’ascolto di tutto il lavoro, pesando un po’ sulla fruibilità del disco. La seguente “Giant’s Eternal Sleep” può già essere considerata un classico della band ma la sorpresa arriva con “Into The Twilight” che, con le sue atmosfere sognanti, le voci pulite (soluzione che la band a mio avviso potrebbe utilizzare in maniera più massiccia) e intrecci strumentali fuori dagli schemi, rappresenta probabilmente il miglior pezzo del disco, insieme a “Moonspell And Grief”, composizione di alta scuola che insegna anche ai veterani come si suona questo genere.
E se “Hunger God” è di sicuro l’episodio più violento del platter, “Winter Morning Tower” è l’ennesima perla che probabilmente solo i Grima riuscirebbero a comporre al giorno d’oggi, un saggio di malinconia e pessimismo, con un’intro di strumenti tradizionali che introduce alla storia raccontata da Vilhelm e Morbius, dove l’elemento melodico e atmosferico viene ulteriormente accentuato sino alla fine, sfumando in “Mana”, breve strumentale finale che chiude in maniera scontata ma ideale la quinta fatica dei siberiani. I Grima sono cresciuti e sanno il fatto loro e “Frostbitten” riesce a farsi apprezzare col tempo e la dedizione all’ascolto; il music business è sempre più alla loro portata e se nel prossimo lavoro i brani avranno qualche inserimento di clean vocals in più, una struttura più snella e una produzione meno caotica, i grandi palcoscenici potrebbero non essere così lontani. Predestinati.