L’Amor Fati Productions vanta un rooster abbastanza vario e di discreta qualità e questa volta ci sorprende andando a pescare dalla sempre fertile scena underground della terra dei canguri questi Skare, band della quale non si sa assolutamente nulla e che si presenta con questo omonimo esordio sulla lunga distanza piuttosto convincente. Il suono di “Skare” e senza dubbio tradizionale ma non si appiattisce affatto sul classico minimalismo raw al quale ci ha abituato il revival di questi ultimi anni. Di sicuro il true black metal norvegese degli anni novanta riecheggia nelle note di questo debutto, portandosi dietro quell’atmosfera mistica e quel piglio medievale che hanno fatto la fortuna di tanti capolavori del passato, ma la band riesce a evitare l’effetto fotocopia sbiadita e ci conduce tra sentieri tortuosi e umide catacombe con mano ferma, unendo la furia ghiacciata caratteristica di quel sound con un tocco di maestosa malinconia che fa tanto Emperor. E proprio la band di Ihsahn e Samoth sembra essere un punto di riferimento compositivo per quest’entità australiana (mi riferisco al periodo iniziale, fino a “In The Nightside Eclipse”) ma non solo, perché si spazia dai vecchi Obtained Enslavement a certi Perished nei momenti di maggior furore epico.
Sarà il riffing intricato e acrobatico che si accompagna a una tendenza melodica di fondo veramente apprezzabile, sarà la presenza delle tastiere, lontane eppure fondamentali nel sottolineare il lato emotivo di alcuni passaggi, fatto sta che i gruppi citati vengono ripetutamente in mente all’ascolto ma soprattutto emerge una sicurezza di scrittura che ci restituisce canzoni al tempo stesso dirette e distanti, coinvolgenti e algide, con lo screaming gelido che suona come uno strumento tra gli strumenti. Una parola per la produzione, che è sì ruvida ma sfugge dai consueti luoghi comuni e ci offre un sound più vintage che classicamente raw. I pezzi si attestano tutti sullo stesso livello qualitativo ma citerei in particolare “Beyond The Church Spires”, suite di oltre dieci minuti di durata posizionata strategicamente al centro dell’album e cuore pulsante dello stesso, manifesto della musica degli Skare, graziato tra l’altro da un’intro acustica davvero piacevole. Immaginifico e notturno “Skare” è davvero un buon disco, che dimostra come vi sia ancora spazio per la rivisitazione personale di alcune sonorità tradizionali.