Esordiscono direttamente sulla lunga distanza, sotto l’egida della sempre più attenta ed attiva Black Mass Prayers, i romani Svart Vinter, band nata circa un anno fa e formata da Luca Gagnoni e Emanuela Marino, ai quali si è aggiunto più di recente Noctem Aeternus alla voce. “Mist” si presenta fin dalla cover e dal logo come un album decisamente classico nella concezione e nella resa sonora e d’altro canto lo stesso nome del gruppo (che in norvegese significa “inverno nero”) è quanto di più classico si possa immaginare. In questo caso tuttavia il termine non assume alcun connotato negativo (ammesso che possa averne uno) ma va semplicemente ad indicare un certo tipo di attitudine ed una certa tradizione, quella consolidatasi soprattutto nei paesi scandinavi a cavallo tra la fine degli anni novanta e l’inizio del nuovo secolo, subito al termine dell’epopea della così detta seconda ondata, alla quale evidentemente i nostri amici fanno riferimento e dalla quale si lasciano ampiamente influenzare, cercando in ogni caso di reinterpretare quella maniera di suonare nel modo più consapevole e personale possibile. L’album è infatti un concentrato di black metal melodico dai toni malinconici e dolenti, dove fredda violenza e amara mestizia sembrano andare a braccetto e la natura fa da contraltare agli struggimenti interiori.
Sono chiarissimi i rimandi a realtà affermate come Kampfar, Helheim, Taake o (perché no?) anche primi Enslaved ma i nostri amici riescono a rielaborare queste influenze in qualche modo attualizzandole e inserendole in un contesto relativamente più “moderno”, grazie anche ad una produzione che si mantiene su standard di pulizia accettabili, senza tuttavia mai rinnegare, nemmeno per un momento, un’orgogliosa appartenenza alla vecchia scuola ed in particolare al filone in questione. E la band è anche in grado di diversificare la propria proposta quel tanto che basta che non scadere nell’effetto fotocopia, fornendoci in poco più di mezz’ora un discreto campionario delle proprie abilità compositive ed esecutive. Si passa così dai ritmi più sostenuti della feroce “Pyre” ai rallentamenti colmi di tetra nostalgia e tragico fatalismo di brani come “Decay” e “Absence” (probabilmente il picco del disco), attraverso il minimalismo sincopato della title track, che rievoca suggestioni alla Khold, per finire con la conclusiva e gelidissima “Frost” (e, considerato il titolo, non poteva essere altro che un pezzo decisamente invernale). Sia chiaro, gli Svart Vinter non inventano nulla e non hanno interesse a farlo, perciò non aspettatevi da questo disco altro che un’epitome (ma una gran bella epitome) di quel sound e di quelle atmosfere già portate in auge anni or sono dai gruppi sopra citati, e da molti altri. Ma se volete rivivere certe emozioni musicali che (questa volta è proprio il caso di dirlo) solo il black metal è in grado di far emergere allora questo “Mist” fa assolutamente al caso vostro. Un album che a suo modo sorprende per freschezza e genuinità, sopra la media delle produzioni nazionali e capace, a mio avviso, di rivaleggiare ad armi pari anche con uscite di colleghi ben più blasonati riconducibili al medesimo filone. Ottimo debutto.