Ponte Del Diavolo – Ave Scintilla!

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I torinesi Ponte Del Diavolo hanno iniziato quasi per caso, con una jam session semi improvvisata che si è trasformata nell’ep d’esordio della band, quel “Mystery Of Mystery” uscito nel 2020 che ha dato il via alla trilogia del diavolo, proseguita due anni più tardi con il successivo “Sancta Menstruis” e che trova la sua conclusione in questo capitolo finale. Ma hanno avuto una piccola, grande intuizione, ovvero quella di mescolare il black metal con massicce dosi di doom, qualche spruzzo di psichedelia e, soprattutto, un cantato femminile tipicamente gothic/new wave, lontano anni luce dallo screaming al quale siamo abituati, il che li rende immediatamente distinguibili nel mare magnum di proposte estreme sempre un po’ uguali a sé stesse che purtroppo affollano il panorama underground nostrano, e non solo. Altra grande intuizione è quella di avermi inviato una foto promozionale con il cane (come potete vedere) ma questa, come si suol dire, è un’altra storia. Questo “Ave Scintilla!” prosegue su questa strada ma è senza dubbio il capitolo più violento dei tre perché l’elemento black, presente nell’episodio iniziale ma più diluito con sonorità puramente doom e quasi del tutto assente nell’episodio centrale, dove invece era la componente rock/post-punk a prendersi il centro della scena, è preponderante, quanto meno a livello strumentale.

Si inizia con “III”, intro dal sapore vagamente pinkfloydiano, con i bassi (ne hanno due, e questa è un’altra loro caratteristica distintiva) a tessere note oscure, che ci portano in pochi minuti all’incipit di “Scintilla”. Questo è un brano autenticamente black, lineare e ossessivo, dal sound molto “naturale” e molto “profondo” (per forza, hanno due bassi), che riporta direttamente alle radici del genere nella sua declinazione se vogliamo più pura e incontaminata, in contrasto però con la voce pulita, che declama le sue litanie acido-sataniche in pieno stile new wave, in un connubio ormai classico per la band italiana ma sempre d’effetto; il tutto completato da un bello stacco centrale rallentato in pieno Black Sabbath style. La seguente “A V E” prosegue sulla stessa linea, esasperando ancora di più la componente vocale, che diventa a tratti delirante ed isterica, con gorgheggi epilettici che a mio giudizio si sposano perfettamente con il tessuto musicale dominato dal black ma con venature doom più evidenti, specie nella parte iniziale e nei ritornelli.

E poi i Ponte Del Diavolo, a differenza di molti altri “colleghi”, sanno costruire canzoni immediate, che restano in mente e non ti dimentichi cinque minuti dopo aver ascoltato il disco come spesso accade; il che secondo me è una cosa decisamente positiva. Sarà per le strutture tutto sommato semplici ma ficcanti, sarà per la presenza di testi in italiano, fatto sta che molto probabilmente vi ritroverete a fischiettarle sotto la doccia, magari canticchiando “io vivo solo dove Dio non c’è”, refrain concettualmente paradigmatico di “Scintilla” e di tutto il lavoro. Anzi di tutta la produzione dei Ponte Del Diavolo, da sempre adombrata da un’aura esoterica e “satanica”, nel senso più umanistico e crowleyano del termine. Insomma se ne fregano abbastanza dei consueti luoghi comuni, anche a livello di immagine, e questo credo che li renda interessanti e sotto certi aspetti molto più black metal di tanti gruppi “true” che ci ammorbano quotidianamente con le loro vagonate di roba fatta in serie; sono bravi (e anche belli, specialmente il cane). Però adesso, svanito l’iniziale effetto-sorpresa, li aspetto al varco del full length di debutto perché potrebbe non essere così scontato ripetersi in maniera così convincente.