Negli ultimi anni il Cile sta sfornando senza soluzione di continuità una pletora di bands dedite al più truce e selvaggio raw black metal, alcune anche veramente interessanti (sempre che siate cultori di queste nefandezze sonore). D’altra parte l’Inferna Profundus Records è un’etichetta da sempre specializzata nello scovare realtà di questo tipo nelle più buie e umide catacombe in giro per il mondo, e promuoverle sulla scena underground. Quindi cosa ci si potrà mai aspettare dai Faustian Spirit, che vengono appunto dal Cile e il cui album di debutto è distribuito dalla Inferna Profundus Records? La band è capitanata dal cantante Magister Nihilifer Vendetta 218 (conosciuto anche sotto altri pseudonimi, tutti mediamente complicati), all’anagrafe David Astorga Reinal, personaggio iperattivo sulla scena locale con svariati progetti con i quali esplora diversi settori dell’estremo, ed ha esordito nel 2020 con l’omonimo ep, di cui questo “Blessed By The Wings Of Eternity” riprende il discorso stilistico, enfatizzando il lato più cupo e maestoso di un black metal che guarda soprattutto alle cose più ruvide e insieme melodiche che continuano a uscire in gran quantità dalla Norvegia e dalla Finlandia.
Come spesso accade la (in questo caso bella) copertina tradisce immediatamente il contenuto dell’album e infatti l’attacco dell’opener “Nullification”, scontato quanto volete ma terribilmente efficace, è subito crudo e diretto e ci travolge piacevolmente con la consueta scarica di tremolo e blast beats, tanto per mettere le cose in chiaro fin dall’inizio. Le classiche melodie sinistre e cimiteriali si fanno ben presto strada, innervando il riffing ma anche i discreti assoli che costellano qua e là il disco. È tutto decisamente tradizionale e famigliare, compreso lo screaming particolarmente acuto e l’uso di sintetizzatori dal gusto cinematografico per sottolineare i momenti più orrorifici, ma credo proprio che anche gli ascoltatori più smaliziati non possano avere nulla di che lamentarsi nel complesso e non potranno che apprezzare canzoni ben strutturate e convincenti come “Sanguinem Drakonis” e “Sol Intempesta”, pregne di quell’alone occulto e di quelle atmosfere medievaleggianti che ci riportano ai bei tempi andati e a quegli ormai mitici anni novanta da cui molte cose sono nate e hanno preso la forma che conservano ancora oggi.
Tra qualche rallentamento ben congegnato, sprazzi più epici, due strumentali chitarristiche necessarie per allentare la tensione e tanta devozione alla vecchia scuola l’album scorre che è un piacere e, arrivati alla fine, è probabile che vi venga voglia di ascoltarlo ancora una volta. Se vi sono piaciuti dischi recenti come “Godslastering: Hymns Of A Forlorn Peasantry” degli Hulder o “Mutilation On The Bed Of Winter” dei Nocturnal Prayer, questo disco potrebbe tranquillamente incontrare i vostri gusti. Niente di epocale ovviamente ma un lavoro fluido e solido che riesce nell’operazione revival con una discreta dose di personalità.